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Partita dopo partita, la fatica si accumula?

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Pubblicato il 20 ottobre 2017 su StatsOnTheT – Traduzione di Edoardo Salvati

// Tenere sotto controllo la fatica durante una qualsiasi partita di uno Slam è una sfida. Mi chiedo se questo diventi ancora più impegnativo dopo aver giocato diverse partite.

In un precedente articolo ho affrontato la tematica della fatica nel corso della partita, prendendo spunto da uno studio in cui la diminuzione della velocità per i lanciatori di rilievo nel baseball viene analizzata attraverso modelli di somministrazione-responso tipicamente adottati in medicina per registrare gli effetti della fatica.

Un rapido caso studio ha evidenziato come l’utilizzo di un approccio analogo con le velocità al servizio possa essere utile per identificare il declino nella perdita di velocità generato dalla fatica.

Più fatica andando avanti nel torneo?

In questa circostanza, intendo verificare la progressione della fatica nello svolgimento del torneo. In altre parole, i giocatori diventano più esposti alla fatica all’avanzare dei turni?

Per trovare delle interessanti dinamiche generate dalla fatica, possiamo considerare gli US Open 2017. Le immagini che seguono rappresentano due degli esempi più significativi dall’ultimo Slam della stagione.

Donne

Il grafico dell’immagine 1 mostra l’andamento delle velocità al servizio in ciascun turno per la finalista del singolare femminile Madison Keys. Le velocità effettivamente misurate sono rappresentate dai pallini blu, mentre i pallini arancioni indicano le stime arrotondate derivanti dall’utilizzo di un modello di somministrazione-responso con la migliore bontà di adattamento, come descritto nell’articolo già citato.

Sulla prima di servizio Kyes non ha mostrato segni di affaticamento fino alla finale, nella quale – a partire dal 50esimo servizio – la velocità è diminuita in misura considerevole. Da quel momento, la prima di servizio è scesa progressivamente al di sotto della media di 165 km/h tenuta da Keys nel corso del torneo.

IMMAGINE 1 – Velocità al servizio in ciascun turno degli US Open 2017 di Keys

Anche se sulla seconda di servizio non si è assistito a un decremento analogo, si è comunque verificata una sorprendente riduzione di velocità dopo il primo turno (in cui Keys ha raggiunto la media più alta di 133 km/h). In finale Keys ha fatto segnare la media più bassa sulla seconda di tutto il suo torneo, pari a 126 km/h.

Uomini

Prendiamo, come altro esempio, Dominic Thiem, il cui rendimento al servizio è in peculiare contrasto con quello di Keys. Nel suo caso infatti la fatica manifesta gli effetti maggiori sulla seconda di servizio anziché sulla prima. Non solo, ma sono anche effetti che si presentano molto prima nel torneo.

IMMAGINE 2 – Velocità al servizio in ciascun turno degli US Open 2017 di Thiem

Il grafico mostra come, al raggiungimento del quarto e ultimo turno di Thiem agli US Open 2017, la velocità media della seconda di servizio sia complessivamente diminuita rispetto ai turni precedenti, da 150 km/h a 135 km/h. Inoltre, nella partita in cinque set contro Juan Martin Del Potro, la velocità della seconda è scesa in modo esponenziale dal momento in cui Thiem è arrivato a servire per la 140esima volta.

Sebbene in tutte e quattro le quattro partite giocate da Thiem la velocità della prima sia rimasta abbastanza costante durante la singola partita, si è assistito a un calo progressivo nella velocità media tra il primo turno e successivi. Da un media di 178 km/h si è arrivati a una media di 172 km/h nel quarto turno.

Siano dinamiche causate da uno sforzo fisico cumulato, un aumento della pressione psicologica o altri aspetti dell’esperienza di partecipare a un torneo dello Slam, questi due brevi esempi suggeriscono che l’analisi turno per turno delle caratteristiche fisiche del servizio di un giocatore può svelare dettagli che meritano di ricevere ulteriore approfondimento.

Il codice e i dati dell’analisi sono disponibili qui. ◼︎

Is Fatigue Cumulative?

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