Il più grande archivio italiano di analisi statistiche sul tennis professionistico. Parte di Tennis Abstract

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Una misura dell’impatto delle palle break

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Pubblicato il 2 gennaio 2019 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati

// In un precedente articolo, ho esaminato l’effetto della fortuna nei tiebreak. Ho mostrato che se da un lato i giocatori più forti vincono tendenzialmente un numero maggiore di tiebreak, dall’altro non esiste un talento speciale che permette a determinati giocatori un rendimento superiore alla fine del set rispetto ad altri momenti della partita. Di fronte a strisce molto positive, o viceversa molto negative nei tiebreak, dovremmo quindi evitare di assecondare l’invitante ipotesi dell’esistenza di un potere sovrannaturale nei tiebreak e supporre invece che i risultati torneranno in futuro a essere più in linea con la media.

Per le palle break valgono le stesse considerazioni. In una qualsiasi stagione, ci sono giocatori che vincono o perdono palle break in misura sproporzionata, ed è facile ricorrere alla forza mentale come principale spiegazione. Eppure, più spesso di quanto si pensi, quei risultati inusuali scompaiono, e con essi le convincenti teorie su nervi d’acciaio o di crolli sotto pressione che sono state appositamente elaborate.

Per quantificare circostanze di prestazioni migliori o peggiori delle possibilità di ciascun giocatore, ho cercato di esprimere le palle break trasformate in funzione di quelle “attese”, dove l’aspettativa è definita dalla frequenza con cui un giocatore vince i punti alla risposta o PVR (in realtà è leggermente più complicato che considerare la semplice frequenza di PVR di una stagione. Invece, serve prendere la PVR di ogni partita e ponderare le partite sulla base delle palle break concesse).

Palle break trasformate in funzione di quelle attese

Ad esempio, nel 2018 Gael Monfils ha trasformato 146 palle break sulle 317 avute, vale a dire una frequenza del 46.1%. È un valore molto più alto della PVR ponderata del 38.7%. Ha trasformato 23 palle break, o il 19%, più delle attese. Così come per l’analisi sui tiebreak, ho dato un nome a queste statistiche: il valore assoluto è definito come Palle Break Sopra le Attese (PBSA), la frequenza come Rendimento Aggiunto sulle Palle Break (RAPB).

(In media, i giocatori alla risposta vincono qualche palla break in meno dei punti che non sono palle break. Ho abbassato di conseguenza il livello di “attesa” all’1.4%).

Monfils ha rappresentato un’eccezione, l’unico giocatore ad andare oltre il +20 di PBSA, e l’unico con almeno 40 partite e con un PBSA di più del 15%. Poco del passato di Monfils però avrebbe fatto presagire risultati così importanti. Dal 2009 al 2017, ci sono state tre stagioni negative, due anni totalmente neutrali e quattro sopra la media. In quel periodo, Monfils ha convertito palle break più spesso delle attese in misura inferiore all’1%. A questo riguardo, Il successo del 2018 potrebbe essere dovuto a una rinnovata fiducia nelle proprie capacità ma, se la storia è d’insegnamento, non potrà continuare a beneficiare di una combinazione di bravura e fortuna per numeri da primato. La tabella riepiloga le prestazioni migliori e peggiori in termini di PBSA dei giocatori con almeno 20 partite sul circuito maggiore.

Giocatore   PB   Vinte  PBSA   RAPB  
Monfils     317  146    23.4   1.19  
Mcdonald    252  116    19.0   1.20  
Mmoh        129   63    16.9   1.37  
Jaziri      298  134    16.2   1.14  
Herbert     297  126    16.1   1.15  
Mannarino   318  136    14.1   1.12  
Berankis    235  103    13.8   1.15  
Querrey     290  118    13.8   1.13  
Klizan      313  139    13.5   1.11  
Struff      272  118    13.4   1.13  
                                                  
Fucsovics   414  162   -11.5   0.93  
Krajinovic  238   86   -11.8   0.88  
Donskoy     239   79   -11.9   0.87  
Wawrinka    217   66   -11.9   0.85  
Bedene      303  108   -12.9   0.89  
Isner       308   85   -13.0   0.87  
Zverev      347  123   -14.1   0.90  
Cilic       568  209   -18.1   0.92  
Sousa       484  176   -21.6   0.89  
Djokovic    617  246   -21.7   0.92

Impressiona la presenza di Novak Djokovic in fondo all’elenco, tanto scarso o sfortunato quanto Monfils è stato bravo o fortunato. Anche per Djokovic però le cose sono andate un po’ come per Monfils. Dal 2009 al 2017, la RAPB è stata di 0.997 — praticamente neutrale — e ha registrato quasi lo stesso numero di stagioni positive e negative.

Ebbene sì, è casuale

Fornire altri esempi sarebbe solo una ripetizione: il rendimento di un giocatore sulle palle break (a prescindere dalla bravura complessiva alla risposta) è indipendente da un anno con l’altro. Dal 2009 al 2018, ho trovato 700 coppie di stagioni-giocatore consecutive (come il 2017 e il 2018 di Djokovic) in cui la correlazione era sostanzialmente nulla (r^2 = 0.002).
La tabella che segue è ulteriore evidenza di quanto appena detto, perché mostra la RAPB più alta nel 2017 dei dieci giocatori con almeno 20 partite sul circuito maggiore nel 2017 e quella dell’anno successivo (sempre con almeno 20 partite).

Giocatore    RAPB 2017  RAPB 2018  
Dzumhur      1.16       1.05  
Zverev       1.15       1.02  
Kicker       1.15       1.04  
Gojowczyk    1.14       0.92  
Lajovic      1.13       1.04  
Kukushkin    1.13       0.94  
Zverev       1.13       0.90  
Isner        1.12       0.87  
Rublev       1.12       0.96  
Monteiro     1.12       1.17  
MEDIA        1.14       0.99

Solo Thiago Monteiro ha mantenuto un rendimento tale da farlo figurare tra i più forti del circuito. Il 2018 di John Isner è stato così diverso che si è piazzato agli ultimi posti. Complessivamente, cinque dei primi dieci nel 2017 hanno finito il 2018 sotto la media, e i dieci giocatori insieme hanno ottenuto un RAPB appena inferiore alla neutralità. In altre parole, siamo in presenza di una situazione indistinguibile dal caso.

Che prezzo ha la fortuna?

Siamo d’accordo sul fatto che il rendimento attuale sulle palle break non è di alcuna indicazione su quello futuro. Come però ho sottolineato per i tiebreak, proprio questa mancanza predittiva ha un valore.

Il +20 di PBSA di Monfils è stato di aiuto alla causa, consentendogli più vittorie nel 2018 di quelle che avrebbe altrimenti ottenuto. I risultati sulle palle break hanno probabilmente incrementato la classifica e i premi partita. Un ritorno alla neutralità non lo farà uscire dal circuito, ma ipotizzando che serva e risponda come ha fatto l’anno scorso, un PBSA meno scintillante potrebbe danneggiarlo. Di quanto?

Sempre in riferimento ai tiebreak, ho supposto che due tiebreak in più equivalgono a una vittoria extra. Per le palle break è un po’ più complicato: è chiaro che una palla break non ha lo stesso peso di un intero tiebreak, sia perché è un solo punto, sia perché raramente arriva come set point o match point. Inoltre, le palle break sono più cospicue e cifre come il +23 di Monfils o il -21 di Djokovic sono più estreme delle equivalenti prestazioni più inattese nei tiebreak.

Una misura dei punti ad alta leva

L’elemento chiave nella misurazione dell’impatto delle palle break è il concetto generale di probabilità di vittoria, oltre alla nozione più specifica di leva (spesso indicata anche come volatilità o importanza, ma l’idea di fondo è identica). In sintesi, la probabilità di vittoria è la quantificazione della probabilità per un giocatore di vincere la partita in un qualsiasi momento della stessa. La leva è un indice di quanto un singolo punto sia in grado di incidere sulla probabilità di vittoria. Immaginiamo una partita tra due giocatori dello stesso livello.

Prima dell’inizio, entrambi possiedono una probabilità di vittoria del 50%. Se vincere il primo punto fa aumentare la probabilità del giocatore al servizio al 51% o diminuirla al 49% nel caso lo perda, diciamo che la leva del primo punto è del 2%, vale a dire la differenza tra le probabilità di vittoria che derivano dal vincere e perdere il primo punto.

Maggiore è la posta in gioco del punto, più alta la leva associata. Tipicamente, un punto è ben sotto al 5%, ma uno di vera alta pressione, come 5-6 nel tiebreak del terzo set, può avere una leva anche del 50%. La statistica che esprime la probabilità di vittoria è largamente influenzata dal tipo di fattori selezionati, per cui non esiste un’unica misura matematicamente corretta della leva di ogni istante.

Ipotizzare che due giocatori siano dello stesso livello significa stimare che la probabilità di vittoria a inizio partita sia ben diversa del caso in cui uno dei due sia nettamente favorito. Anche queste interpretazioni hanno conseguenze sulla leva di ciascun punto. Su grandi insiemi di partite però, come una stagione intera, riusciamo ad avere un’idea generale del valore delle palle break.

Condizione sufficiente e necessaria

Nella semplice ma ovviamente errata ipotesi che tutti i giocatori siano dello stesso livello, in media la leva di un punto del circuito maschile nel 2018 era del 4.6%, e la leva di una palla break, sempre in media, del 10.5%. È un buon punto di partenza, ma decisamente troppo alto. Se accettiamo che la maggior parte delle partite è tra giocatori di livello diverso, ci rendiamo conto che una qualsiasi palla break non è poi così importante. Se Djokovic ne spreca una contro Monteiro, rimarrà comunque il super favorito.

Un metodo alternativo è quello di supporre che la bravura di un giocatore sia data esattamente dal rendimento in partita. Se Djokovic gioca contro Monteiro e vince l’80% dei punti al servizio, e Monteiro solo il 60%, si potrebbe calcolare la probabilità di vittoria e la leva di ciascun punto. Otterremmo in media una leva del punto del 2.9% e una della palla break del 6.5%.

Anche la seconda ipotesi non è del tutto corretta, ma forse si avvicina più della prima alla situazione effettiva. Non dimenticando che si tratta di un’approssimazione, usiamo una leva della palla break del 7.5%. Significa che, in media, il diverso esito di una palla break incide sulla probabilità di vittoria di un’unica partita del 7.5%. Un altro modo di vederla — quello con più rilevanza per questi calcoli — è che vincere una palla break anziché perderla equivale a vincere il 7.5% (o circa un tredicesimo) di una partita.

Le palle break sono (frazioni di) vittorie

Riprendendo il concetto di Palle Break Sopra le Attese, siamo ora in grado di dire che 13 palle break aggiuntive equivalgono a una vittoria extra. Il +23 di Monfils del 2018 gli ha regalato quasi due vittorie in più in stagione, mentre il -21 di Djokovic gli sarebbe costato, in media, 1.5 partite perse. Tenendo conto della moltitudine di elementi che incidono sulla prestazione all’interno di una partita, è irragionevole pensare che il record di vittorie e sconfitte di ogni giocatore nel 2019 rifletta in modo così preciso e prevedibile queste somme o sottrazioni di partite (anche semplicemente perché è impossibile vincere una partita e mezza). Ma nell’improbabile circostanza di parità di condizioni, dovremmo attenderci che quel vantaggio o quello svantaggio non abbiano seguito nella nuova stagione.

L’intervallo che separa il -21 dal +23 di palle break è un’affidabile rappresentazione della configurazione estrema che può acquisire la fortuna sulle palle break. Dal 2009, solo quattro giocatori hanno avuto stagioni con valori maggiori di +23, tra cui il BPSA più alto in assoluto di +34 di Damir Dzumhur nel 2017 (il quale ha subito pesantemente la sorte avversa l’anno successivo: da un record di 37-24 è passato a uno di 25-31 nel 2018, pur con un fortunato +8 di PBSA). All’estremo opposto, Dominic Thiem ha sofferto per un -28 di palle break sotto le attese nel 2015, L’anno dopo, è salito a -5 e in classifica è andato dalla 19esima alla nona posizione. Nonostante le montagne russe di Dzumhur e Thiem, sembra che l’oscillazione legata all’effetto fortuna sulle palle break sia di circa cinque vittorie, dal -2 al +3 per i giocatori più baciati dalla fortuna.

Non esiste una bravura speciale

Tuttavia, per la maggior parte dei giocatori nella maggior parte delle stagioni, la fortuna sulle palle break è poco più di un arrotondamento. Per quanto sia facile subire il fascino di questi calcoli, è proprio questa la conclusione più significativa. Come non esiste uno speciale fattore tiebreak, non c’è alcun motivo di ritenere che alcuni giocatori siano in qualche modo più bravi di altri a trasformare le palle break. Più forte il gioco alla risposta, più numerose saranno le palle break trasformate. Qualsiasi rendimento che eccede questo assunto rientrerà nella media. E per quei giocatori con un rendimento eccessivamente positivo o negativo sulle palle break, quella regressione avrà probabilmente conseguenze sul record di vittorie e sconfitte, sulla classifica e oltre. ◼︎

Measuring the Impact of Break Points

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