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Il fattore campo nel tennis, parte 2 (l’analisi sui singoli paesi)

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Pubblicato il 26 settembre 2015 su HiddenGameOfTennis – Traduzione di Edoardo Salvati

// Nella parte 1, ho introdotto i criteri definitori dell’analisi sul fattore campo nel tennis, prendendo in considerazione i giocatori di Australia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Svizzera e Stati Uniti. Di seguito, metto in evidenza, per singolo paese, le differenze tra i risultati casalinghi e in trasferta per il periodo tra il 2010 e il 2015.
La percentuale di vittorie attese è qui intesa come la teorica percentuale di vittorie attese in partite al meglio dei 3 set (con tiebreak nel set decisivo) utilizzando i punti vinti al servizio e la catena di Markov.

Australia

L’Australia ha una quantità abbondante di dati in termini di giocatori di qualità (Lleyton Hewitt, Bernard Tomic, Samuel Groth, Nick Kyrgios, Thanasi Kokkinakis e Marinko Matosevic) e di giocatori inferiori (John Patrick Smith, Matthew Ebden, John Millman). I tre tornei considerati sono Brisbane, Sidney e naturalmente gli Australian Open.

A prima vista, sembra esserci un fattore campo per i giocatori australiani di quasi il 3%. Tuttavia, il campione di partite casalinghe non è molto ampio, in parte perché si sta facendo largo una giovane generazione di giocatori (Hewitt si è ritirato, Kokkinakis e Kyrgios non sono professionisti da tempo sufficiente per aver accumulato molte partite in Australia). Ci si potrebbe aspettare una deviazione standard di circa il 4% sulla percentuale di vittorie delle partite casalinghe e dell’1.8% sulle partite in trasferta, che compenserebbe totalmente il vantaggio percepito. Questo è corroborato dalla percentuale di vittorie attese (per quanto si tratti di percentuali basate su partite al meglio dei tre set, mentre una larga parte del campione è formato da partite degli Australian Open al meglio dei cinque set).

Considerati singolarmente, i dati relativi all’Australia possono non significare molto, ma hanno validità per l’inserimento nel campione complessivo.

Francia

Per la Francia i dati a disposizione sono abbondanti, con molti giocatori tra i primi 100. A differenza dell’Australia però, non ci sono altrettanti giocatori nel livello immediatamente inferiore. I sei tornei considerati sono Metz, Marsiglia, Montpellier, Nizza, il Master di Parigi Bercy e naturalmente il Roland Garros.

Con un numero molto maggiore di dati a livello di singolo punto a disposizione, il fattore campo percepito si riduce in modo deciso, rimanendo sempre caratterizzato da incertezza. Anche in questo caso, il risultato sembra essere corroborato dalla percentuale di vittorie attese. Non è sorprendente, visto che la Francia beneficia di giocatori di grande talento ed è ragionevole che riescano a ottenere risultati costanti a prescindere dal paese in cui si gioca.

Germania

Il campione relativo alla Germania comprende giocatori di talento come Tommy Haas, Philipp Kohlschreiber, Florian Mayer e Benjamin Becker, oltre un ampio numero di giocatori inferiori (come ad esempio, Daniel Brands, Julian Reister, Peter Gojowczyk). I quattro tornei considerati sono Halle, Stoccarda, Monaco di Baviera e Amburgo.

Il fattore campo in questo caso è decisamente evidente, e superiore all’incertezza inerente alla dimensione del campione. Anche la percentuale di vittorie attese mostra la presenza del fattore campo.

Gran Bretagna

Sono stato molto combattuto sull’inclusione nel gruppo della Gran Bretagna. Nelle considerazioni a favore, ci sono cinque tornei che si giocano in Gran Bretagna (il Queen’s Club, Eastbourne, Nottingham, le Finali di stagione a Londra e naturalmente Wimbledon) e una rappresentanza significativa a livello di circuito maggiore.

Un solo giocatore

A sfavore pesa però il fatto che la significatività dei giocatori è legata esclusivamente ai risultati ottenuti da un singolo giocatore, Andy Murray, anziché a diversi giocatori di qualità. Non esiste praticamente nessun altro giocatore che giochi tornei ATP una settimana dopo l’altra, come nel caso di Murray.

Sproporzione su erba

Inoltre, un numero sproporzionato di tornei è giocato su erba, aspetto che potrebbe rendere parziale l’analisi tra partite in casa e in trasferta. Ho deciso comunque di inserire la Gran Bretagna per poi verificare se anche uno dei fattori a sfavore alterasse i risultati in maniera eccessiva.

E così è stato. In primo luogo, c’è un problema di dimensionamento del campione, con poche partite casalinghe e poco più della metà delle partite in trasferta dell’Australia. Inoltre, circa la metà delle partite casalinghe arrivano da giocatori che non sono Murray che significa, come temuto, che un solo giocatore domina il campione.

Alta percentuale di vittorie in trasferta

La problematica più macroscopica è data dalla percentuale di vittorie in trasferta, che è inopinatamente alta. Se la percentuale di vittorie casalinghe, la classifica media del giocatore delle Gran Bretagna e la classifica media dell’avversario sono ragionevolmente in linea con quelle di australiani, francesi e tedeschi, i risultati relativi alle partite in trasferta si leggono Murray, Murray e ancora Murray, che ha giocato moltissime partite in più in trasferta rispetto alle casalinghe e ne ha vinte la maggior parte. Senza poi citare l’enorme pressione su Murray in ogni partita casalinga, sulle cui spalle poggiano le aspettative del movimento tennistico britannico.

Tornerò sull’inclusione-esclusione della Gran Bretagna nella parte 3.

Spagna

Come la Francia, anche la Spagna ha una pletora di giocatori davvero forti. La differenza ovviamente si chiama Rafael Nadal, uno dei più grandi di sempre, oltre a una presenza costante, di uno degli altri, tra i primi 5. Però, visti i molti giocatori di valore, non sono solo Nadal e David Ferrer ha dominare le statistiche. Inoltre, ci sono solo tre tornei, Madrid, Barcellona e Valencia (la cui ultima edizione è stata nel 2015, n.d.t.).

I numeri evidenziano una presenza minima di fattore campo, anche se il risultato potrebbe essere negativamente influenzato dalla deviazione standard. Potrebbe esserci anche un effetto terra rossa, per quanto va detto che in quasi tutti i paesi considerati le partite casalinghe sono dominate da una superficie (a eccezione della Francia).

Svizzera

Un altro caso problematico. Come la Gran Bretagna, il campione di dati per la Svizzera è dominato da due giocatori principali, che è comunque una situazione migliore della prerogativa di un solo giocatore. Di converso però tutti i tornei che si giocano in Svizzera hanno importanza relativa, e sia Roger Federer che Stanislas Wawrinka non hanno giocato così tante partite casalinghe.

Questo non è un campione estremamente rappresentativo. Ci sono solo 68 partite casalinghe, più della metà delle quali sono di Federer e Wawrinka. E poi c’è un numero di partite in trasferta enormemente superiore, quasi 12 volte maggiore, principalmente per la bravura di Federer e Wawrinka ad arrivare alle fasi conclusive dei tornei in tutto il mondo. I due dominano questi numeri allo stesso modo in cui Murray rappresenta quelli della Gran Bretagna, e il vantaggio delle partite in trasferta è simile.

Tornerò sull’inclusione-esclusione della Svizzera nella parte 3.

Stati Uniti

Gli Stati Uniti non hanno un giocatore dominante, ma John Isner e Mardy Fish (ritiratosi nel 2015, n.d.t.) erano regolarmente tra i primi 20, e c’è una ampia rappresentanza di giocatori appena inferiori. Ancora più importante, ci sono 14 tornei nel campione, il più abbondante di tutti i paesi.

Considerato il grande numero di partite, la presenza del fattore campo è accertata senza che dipenda troppo dall’elemento fortuito. Da notare inoltre che i giocatori americani hanno più partite in casa che in trasferta, in parte perché ci sono molti tornei negli Stati Uniti, e in parte a riprova della supposizione che gli americani non riescono a raggiungere le fasi finali dei tornei quando giocano all’estero.

Nella parte 3, metterò insieme i risultati per vedere quali conclusioni si possono trarre. ◼︎

Home Court Advantage in Tennis, Pt. 2 (Country Data)

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