Pubblicato il 4 aprile 2025 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati
// Sofia Kenin è tornata? Se n’era mai andata? C’era davvero stata sin dall’inizio? C’è un’altra giocatrice ad aver così costantemente eluso qualsiasi tentativo di categorizzazione? A parte queste domande esistenziali, all’improvviso ritroviamo Kenin in auge più di quanto lo sia stata almeno negli ultimi 18 mesi. Lo scorso anno, di questi tempi, subiva una striscia di nove sconfitte, a cui avrebbe aggiunto altre prestazioni negative in estate, uscendo addirittura dalle prime 150 prima di arrivare in finale a Tokyo in ottobre. Da quel momento, ha perso solo una partita di primo turno (contro Coco Gauff a Melbourne) e raggiunto a Charleston un’altra finale 500 contro Jessica Pegula. Sarebbe potuta andare al terzo set se Kenin avesse sfruttato una palla set, ma poi Pegula ha tirato fuori il coniglio dal cilindro e chiuso la questione per 6-3 7-5. Siamo ben lontani dai fasti del 2020, quando Kenin ha sfruttato l’interruzione causata dalla pandemia vincendo gli Australian Open e arrivando in finale al Roland Garros. Con la finale a Charleston torna al 34esimo posto della classifica, il più alto dalla fine del 2023 (al momento della traduzione è al numero 31, n.d.t.). Migliore è la sua valutazione Elo, che la mette alla posizione 25. Cosa ha ripreso a funzionare per Kenin, e può rimanere nelle prime 40?
Oh, quei colpi a rimbalzo
È una gioia vedere Kenin giocare quando è a pieno regime, perché è una delle giocatrici più versatili grazie alla sua capacità e volontà di far ricorso a praticamente tutti i colpi del manuale. A Charleston ha provato dieci palle corte e usato tagliati sia di dritto che di rovescio. Le ho visto vincere punti anche con colpi a campanile. Nel tennis femminile dei giorni nostri però, la versatilità può essere la ciliegina, ma non la torta. Fortunatamente per lei dritto e rovescio sono tra i migliori del circuito. Secondo il mio indice di Potenza del Dritto (FHP), nelle ultime 52 settimane è sedicesima, tra Iga Swiatek e Amanda Anisimova, entrambe con dritti che incutono timore. Con il rovescio, che è la specialità della casa, fa ancora meglio al non posto. Tra dritto e rovescio, ottiene di più dai colpi a rimbalzo di quasi tutte le altre. La tabella riepiloga le prime 10, sulla base delle partite del Match Charting Project degli ultimi dodici mesi.
Giocatrice FHP/100 BHP/100 Combinato
Jelena Ostapenko 18.7 11.0 29.7
Amanda Anisimova 9.2 14.1 23.3
Aryna Sabalenka 13.0 9.3 22.3
Ekaterina Alexandrova 13.6 8.5 22.1
Danielle Collins 12.7 9.0 21.7
Linda Noskova 14.1 7.4 21.5
Iga Swiatek 10.0 9.0 19.0
Madison Keys 11.3 7.5 18.8
Sofia Kenin 9.4 7.8 17.2
Jessica Pegula 8.3 8.0 16.3
Con tutte quelle colpitrici dal braccio pesante nell’elenco, Kenin è più simile a Pegula che alle altre. Cerca di comandare il punto piazzando la palla, non ricorrendo necessariamente alla potenza. Se le viene concessa un’apertura, raramente la spreca. Sbaglierà tanto quanto molte delle colleghe che tirano forte, ma è perché mira perennemente alle righe. Però poi, complessivamente, il computo va a suo favore. Sbaglia quando non ha abbastanza spazio di manovra. In finale Pegula — che è probabilmente la miglior anticipatrice del circuito — ha accorciato gli angoli con cui Kenin doveva lavorare, senza però avere la pazienza di aspettare l’occasione successiva. Quindi ha cercato spazi sempre più stretti commettendo, prevedibilmente, una montagna di errori non forzati, per la precisione 33 nei colpi a rimbalzo, quasi uno ogni quattro punti.
Parlando di pazienza, è proprio quella categoria in cui assomiglia di più alle forti colpitrici dell’elenco. In media lo scorso anno i suoi punti sono stati solo di 3.4 colpi, gli stessi di Madison Keys e Ekaterina Alexandrova, meno di Clara Tauson o Donna Vekic. Emerge un po’ un paradosso: Kenin possiede un impressionante capacità difensiva a tutto campo, ma gioca come se non l’avesse.
È…una macchina da servizi?
Non sembra adatto definire Kenin debole alla risposta. Aggressiva sì, troppo aggressiva forse, ma qualsiasi giocatrice con un rovescio così efficace dovrebbe riuscire a ottenere numeri decenti contro il servizio avversario. Eppure, fare break è sinonimo di sofferenza continua. Tipicamente, una giocatrice delle prime 50 raggiunge il break il 37% delle volte. Swiatek sale fino al 45.5% e molte altre superano il 42%. Pegula staziona sul 38.5% mentre Kenin è al 30.3%, cioè 48esima su 50. La tabella mostra anche le altre giocatrici presenti nella zona sbagliata dell’elenco.
Giocatrice % Break
Lulu Sun 19.7%
Linda Noskova 28.4%
Sofia Kenin 30.3%
Katie Boulter 30.8%
Clara Tauson 31.2%
Magda Linette 31.5%
Xin Yu Wang 32.0%
Donna Vekic 32.6%
Ekaterina Alexandrova 32.9%
Barbora Krejcikova 33.1%
Visti alcuni di questi nomi, Kenin potrebbe affacciarsi tra le prime 20 con il suo attuale gioco alla risposta, se si considera che Vekic è ventesima e Tauson ventunesima. Se una caratteristica accomuna queste giocatrici è la discontinuità di risultato. Barbora Krejcikova ha vinto due Slam, ma ha spesso faticato a superare i primi turni. Linda Noskova è un incubo per Swiatek ma gestibile dalle altre. Una bassa frequenza di break significa che i margini sono sempre ridotti, che si traduce in maggiore facilità di una vittoria a sorpresa e di una serie di vittorie di fila, ma che non favorisce anche la minima sembianza di continuità. Di fatto, Kenin fa sabotaggio di sé: delle giocatrici con almeno 10 partite del Match Charting Project nell’ultimo anno, solo Danielle Collins ha meno risposte valide.
Giocatrice %RV %RV
Danielle Collins 61.9% 55.7%
Sofia Kenin 62.5% 54.0%
Ekaterina Alexandrova 63.2% 58.3%
Amanda Anisimova 64.3% 58.9%
Alycia Parks 65.9% 59.6%
Linda Noskova 66.4% 53.9%
Liudmila Samsonova 66.9% 56.6%
Barbora Krejcikova 67.3% 53.9%
Bianca Andreescu 67.4% 54.4%
Madison Keys 68.1% 57.6%
Molti di questi nomi iniziano a suonare familiari. Come per l’elenco derivato dall’indice di Potenza, Kenin divide spazio con alcune delle colpitrici più decise, anche se non mi viene da associarla a quel gruppo. Ma forse lei non è d’accordo, perché certamente osa alla risposta con aggressività. Però poi i risultati non arrivano. La colonna più a destra della tabella rappresenta la percentuale di punti vinti quando la risposta è valida. Kenin è dietro a Collins, Alexandrova, Anisimova, e la maggior parte delle altre di un margine abbondante. È all’incirca alla pari con Noskova e Krejcikova, le quali però mettono più risposte in gioco. Va bene vincere il 54% dei punti se il denominatore è sufficientemente grande — e per fare un esempio tra tanti, Paula Badosa è al 52% — ma Kenin perde troppi punti senza nemmeno costringere l’avversaria a un colpo aggiuntivo. Ritornando alla domanda nel titolo del paragrafo, no, Kenin non è davvero una macchina da servizi. Con il servizio infatti è a metà del gruppo ma, ahimè, le sue statistiche alla risposta sono più consone di chi ha una prima molto più potente.
Come la vecchia Kenin?
Si ha la tentazione di concludere che la Kenin versione 2020 era baciata dalla fortuna. Ha vinto gli Australian Open dopo aver superato Ashleigh Barty in semifinale ma conquistando meno del 51% dei punti. Un mese più tardi ha vinto a Lione con quattro partite al terzo set e cinque tiebreak. È arrivata in finale al Roland Garros del Covid anche se al primo turno Liudmila Samsonova ha fatto più punti di lei. Di converso, la Kenin di oggi è una giocatrice fondamentalmente diversa da quella di cinque anni fa. Un indicatore è la frequenza di break ottenuti, che si è sfilacciata nel tempo.
Anno % Break
2018 34.0%
2019 34.0%
2020 34.7%
2021 33.9%
2022 23.3%
2023 31.5%
2024 28.3%
2025 30.9%
Il 34% o il 35% non è fantastico, ma è su un altro pianeta rispetto a dove si trova ora. Rybakina, per quanto ultimamente lontana dal suo massimo, se la cava con solo il 36%. Nel 2020, Kenin non era così veloce nel tentativo di chiudere lo scambio e, in media, il punto durava 4.1 colpi, secondo lle 17 partite che abbiamo nel database. Anche in questo caso il contrasto è marcato, rispetto ai 3.4 colpi delle ultime 52 settimane. Per avere un’idea, 4.1 è in linea con la media del circuito ed equivalente a quanto fa segnare di solito Gauff. Gran parte della differenza è dovuta al maggior numero di risposte valide. In quelle partite del 2020, rispondeva con il 71.7%, quasi dieci punti percentuali in più adesso, vincendo anche un numero più alto di quei punti.
Periodo %RV %PV RV
2020 71.7% 55.0%
Ultime 52 62.5% 54.0%
Tutti gli indici che ho a disposizione evidenziano che Kenin è più aggressiva ora di quanto non facesse nel suo periodo migliore, ma è una strategia che non sta dando i suoi frutti. Forse pensa di dover colpire più forte, o quantomeno adottare tattiche che replichino l’atteggiamento delle colleghe più potenti per non perdere terreno. O forse ha smarrito un po’ di rapidità, visto che infortuni alle caviglie e ai piedi l’hanno tenuta fuori per diversi mesi del 2022.
La Kenin degli anni 2020 quindi non è ancora riapparsa. Lo stato di forma degli ultimi sei mesi suggerisce che possa aver trovato una combinazione per lei funzionale, per quanto ben distante dai massimi storici. Dalle statistiche ricaviamo che sta giocando al livello di Alexandrova, la cui propensione la rischio le ha garantito una solida permanenza tra le prime 30 e circa un torneo vinto all’anno, oltre a essere sempre fonte di guai per le più titolate. Kenin sta percorrendo la stessa strada. Solo che, a differenza di Alexandrova, Anisimova e le altre, Kenin ha vinto uno Slam e mostrato al mondo un tennis di fattura decisamente superiore. La prestazione a Tokyo prima e Charleston poi fa pensare che non è così distante dalla riscoperta di quella magia. Dovesse iniziare a rispondere più spesso in campo, il resto del circuito avrà di che preoccuparsi. ◼︎