Pubblicato il 19 gennaio 2025 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati
// All’età di 21 anni, Qinwen Zheng è una delle giocatrici più in luce nel tennis femminile (al momento della traduzione occupa il numero 8 della classifica, ma con un massimo al numero 5, n.d.t.). Nell’estate del 2024 ha vinto il primo titolo sul circuito maggior a Palermo, l’oro alle Olimpiadi di Parigi e sconfitto Ons Jabeur per raggiungere i quarti di finale agli US Open. Dopo aver battuto Barbora Krejcikova a Zhengzhou per il secondo titolo, è arrivata in finale al WTA Élite Trophy, perdendo contro Beatriz Haddad Maia in una maratona di 2 ore e 52 minuti. Pur non avendo realizzato il suo potenziale con un tabellone favorevole agli Australian Open 2025 (dove ha perso al secondo turno, dopo che dal suo lato erano uscite Elena Rybakina e Jessica Pegula, n.d.t.), non è mai stato difficile sognare in grande su di lei. Possiede una dinamica di movimento al servizio — se si chiude un occhio sul non sempre ortodosso lancio della pallina — da scatto fotografico, e sfrutta i 178 cm di altezza per un servizio dopo l’altro agli angoli. Quando va esterna, chi è alla risposta è fortunata a poter toccare la pallina, ancor più a rispondere in campo. Anche il dritto ha una potenza simile. La tremenda incisività con la prima si riflette nei risultati. La tabella riepiloga le prime 10 del 2024 in termini di percentuale di punti vinti con la prima di servizio.
Giocatrice %PV 1ma
Qinwen Zheng 73.7%
Elena Rybakina 73.6%
Aryna Sabalenka 72.8%
Caroline Garcia 72.5%
Liudmila Samsonova 71.5%
Iga Swiatek 70.0%
Petra Kvitova 69.8%
Belinda Bencic 69.5%
Petra Martic 69.5%
Ekaterina Alexandrova 69.4%
Direi che la compagnia non è niente male. E anche con il dritto fa molto bene. Stando ai dati del Match Charting Project, Zheng colpisce più vincenti, provoca più errori forzati e commette meno errori non forzati con il dritto della giocatrice media. Il suo indice di Potenza del Dritto (Forehand Potency o FHP) a partita nelle ultime 52 settimane è 10.8, tra le prime 10 giocatrici regolarmente sul circuito, appena dietro Haddad Maia e Madison Keys. È una buona notizia, perché se sono solo due le leve su cui fare forza a questo livello, si deve scegliere servizio e dritto. Finora le hanno dato una grossa mano, facendola entrare tra le prime 10 della classifica. La rimanente parte del suo gioco però, in una valutazione che eccede ottimismo, è ancora un cantiere. In questa sede, voglio occuparmi nello specifico del servizio, lasciando il rovescio — che non è così problematico — per un’altra analisi.
Quando la prima è in campo, abbiamo visto che per lei il raccolto è copioso: fa più ace di quasi tutte le avversarie, e circa la metà dei punti con la prima terminano senza risposta valida o con un vincente sul +1. Il problema è che non mette molte prime e quando sbaglia, la seconda è tanto inaffidabile quanto è incisiva la prima. In media, una giocatrice delle prime 50 serve il 62% delle prime valide. Nel 2023, Zheng ne ha servite solo il 51.8%, quasi tre punti percentuali in meno di chiunque altra. A peggiorare la situazione, con la seconda i risultati sono quasi altrettanto negativi. In media, una giocatrice delle prime 50 vince il 47% dei punti con la seconda. Zheng colleziona il 45.5%, che la mette nell’ultimo terzo di quel gruppo.
Tra le attuali prime 20, solo Jelena Ostapenko e Daria Kasatkina vincono meno punti con la seconda di servizio. Le cose peggiorano contro avversarie forti: alla United Cup di inizio anno, ha ottenuto solo il 20% di punti con la seconda contro Iga Swiatek, il 24% contro Rybakina a Pechino e il 26% contro Liudmila Samsonova a Montreal, sempre nel 2024. La prima conferisce a Zheng lo status di giocatrice al servizio di primissimo piano, ma complessivamente la resa è molto più basica. Da un lato, con la prima è nella categoria di Rybakina, dall’altro tiene il servizio a malapena quanto Petra Matric.
Cosa serve fare?
Vista la giovane età, sembra essere un problema risolvibile, e certamente è facile continuare a sognare. Ipotizziamo lo scenario, relativamente modesto, in cui Zheng riesce a mettere la prima e vincere punti con la seconda con la stessa frequenza, in media, di una delle prime 50, mantenendo contestualmente il dominio con la prima. Così vincerebbe il 63.5% dei punti al servizio, e solo Swiatek e Sabalenka fanno meglio. Più facile a dirsi che a farsi naturalmente. Una buona prima non è garanzia di una seconda solida: nel circuito femminile, non esiste praticamente correlazione tra prima di servizio e punti vinti con la seconda. In ogni caso, può essere più legato a una limitazione tattica che interamente ascrivibile a una mancanza tecnica. Se Zheng arriva a vincere circa il 74% dei punti quando mette la prima pur sbagliandola quasi la metà delle volte, cosa accadrebbe se servisse in modo più conservativo? Magari mettendo il 52% di prime e vincendo comunque il 72% dei punti? Sarebbe di sicuro un po’ meglio. Potrebbe mettere il 62% di prime — la media del circuito — e vincere il 70% dei punti? Meglio ancora. Una volta stabilito che sono combinazioni attuabili, il problema inizia a spostarsi da un tema tattico per diventare una questione di pura matematica. Temo però che non sia così semplice, perché le giocatrici si allenano su varie tipologie di “prime di servizio” e “seconde di servizio”, non su ogni teorico servizio compreso in quell’intervallo. È possibile che una veterana sia in grado di modificare il servizio in modo da aumentare o ridurre a volontà la percentuale di prime, ho qualche dubbio in più che possa farlo una giovane in ascesa. Quantomeno, ci vorrebbe un po’ di tempo per portare a termine la trasformazione.
Vale la pena capire se c’è spazio per Zheng per ottenere di più dalla sua bravura al servizio. Nel 2009, i ricercatori olandesi Franc Klaassen e Jan R. Magnus hanno pubblicato su Journal of Econometrics uno studio che cercasse di rispondere a questo tipo di domande. Si sono soffermati sulla canonica relazione tra rischio al servizio (quante prime di servizio, quanti doppi falli) e ricompensa (frequenza di punti vinti con la prima e con la seconda). Il mio amico Jeff McFarland ha trasportato il loro decisamente complicato algoritmo all’interno di un più maneggevole foglio di lavoro, che mi ha semplificato di molto la vita. Grazie Jeff! La tabella riepiloga i risultati effettivi di Zheng nel 2023 e la frequenza ottimizzata sulla base del modello di Klaassen e Magnus.
%1ma In %PV 1ma DF% %PV 2nda %PVS
Effettivo 51.8% 73.7% 6.0% 45.5% 60.1%
Ottimale 60.5% 70.9% 8.8% 47.5% 61.7%
La formula di Klaassen e Magnus stima che Zheng potrebbe avvicinarsi alla media del circuito di prime di servizio e vincerne comunque circa il 71%, una percentuale di successo che la manterrebbe nelle prime 5. L’aspetto più sorprendente dell’analisi è che Zheng farebbe meglio se sfidasse un po’ più la sorte sulla seconda (sono considerazioni più leggere su un tema spesso discusso, cioè il fatto che un giocatore dovrebbe servire due prime. L’algoritmo consiglia a qualunque professionista una certa dose di questa strategia). Adottando una maggiore propensione al rischio sulla seconda, in teoria Zheng vincerebbe il 47.5% di quei punti pur di fronte a un aumento dei doppi falli. Complessivamente, il numero di punti vinti al servizio passerebbero dal 60.1% — dodicesima tra le prime 50 — al 61.7%, valido per un quinto posto. Un altro modo per valutare il potenziale guadagno è in punti per mille. Per ogni mille punti giocati al servizio, la versione perfettamente ottimizzata di Zheng ne vincerebbe 16 in più rispetto all’attuale. E se il gioco alla risposta resta uguale, stiamo parlando in totale di 8 punti in più per mille. Qualche anno fa mi è capitato di elaborare una regola decisionale molto semplice, cioè che un punto addizionale ogni mille si traduce in una posizione in classifica in più, tranne che per il vertice assoluto. Se valesse anche in questo caso, Zheng sarebbe vicina alle prime 5 (alla stesura dell’articolo, era la numero 12 del mondo, n.d.t.).
Ribadisco, sono tutte supposizioni teoriche. Non so proprio dire se una giocatrice dal servizio potente può decidere con cognizione di rischiare un po’ meno sulla prima e più sulla seconda e se poi questo produce i risultati previsti dal modello. Ma, ed è un grande ma, è potenzialmente la strada per un salto in classifica senza dover stravolgere il gioco a rimbalzo, diventare più resistente, aumentare la massa muscolare o acquisire esperienza. Probabilmente non è facile comunque, ma rimane la più semplice delle alternative. Così come stanno le cose, la seconda di Zheng — e la frequenza con cui è costretta a servirla — è un freno: ovviato questo problema, si sbloccherà molto del suo potenziale. ◼︎