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Unicorni nel circuito femminile

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Pubblicato il 12 luglio 2019 su StatsOnTheT – Traduzione di Edoardo Salvati

// Con l’avvio della trasferta nordamericana di preparazione agli US Open, Ashleigh Barty si presenta nella parte conclusiva del calendario con la valutazione più alta del circuito femminile in singolo e in doppio. Solo Serena Williams, negli ultimi dieci anni, ha mostrato un dominio simultaneo di questa portata in entrambe le specialità.

Il ritorno al vertice di Simona Halep con la vittoria a Wimbledon contro Williams e la conferma del titolo di Novak Djokovic contro Roger Federer, oltre alla semifinale tra Federer e Rafael Nadal, sono temi molto rilevanti, ma continuo a desiderare qualcosa di veramente diverso che metta in discussione l’ordine precostituito del tennis.

Il nuovo che avanza?

L’ascesa di Barty al primo posto della classifica e l’incredibile parabola di Coco Gauff a Wimbledon sono gli esempi più recenti di nuovo che avanza. Possiamo attenderci simili dinamiche per il proseguo della stagione? In cerca di una risposta, ho analizzato le classifiche più recenti delle valutazioni specifiche per il cemento, utilizzando la variazione del margine di vittoria associata alle valutazioni Elo (argomento di cui ho parlato più tecnicamente alla conferenza Mathsport International ad Atene)

Ho ipotizzato che le valutazioni del doppio vengano generate da partite di singolare contro ciascuna avversaria di doppio. Riconosco che è un calcolo un po’ strano, ma penso fornisca comunque una misurazione ragionevole della bravura relativa sulla base delle sole partite di doppio.
L’immagine 1 riepiloga le prime 10 giocatrici di singolare e doppio secondo questo criterio. Cosa si nota?

IMMAGINE 1 – Elenco delle prime 10 giocatrici di singolare e doppio sulla base del margine di vittoria Elo

Mi colpisce la presenza di Barty al primo posto anche nel doppio. Ho pensato quindi che sia un evento raro, vista l’abitudine delle giocatrici di vertice di concentrarsi quasi esclusivamente sul singolare, almeno negli ultimi anni. Mi viene in mente il termine “unicorno” e come sia diventato l’appellativo di riferimento per le start up che raggiungono una valutazione superiore al miliardo di dollari.

Ho trovato degli unicorni nel tennis?

Per verificare la rarità di una contestuale presenza al vertice di singolare e doppio nel tennis femminile moderno, ho considerato il margine di vittoria associato alle valutazioni Elo di tutte le superfici raggiunto da ciascuna giocatrice in singolare e in doppio per ogni anno dal 2003. Ho classificato le giocatrici sulla base della miglior valutazione stagionale e raggruppato le prime 5 per ogni stagione in singolare e in doppio. Ho determinato un numero minimo di 8 partite in doppio per un dato anno, in modo da creare una casistica ampia a sufficienza da ricomprendere singolariste di buon livello che giocano in doppio solo negli Slam ma riescono a superare il primo turno abbastanza spesso.

In poco più di 15 anni, solo 7 giocatrici hanno raggiunto il vertice in singolare e in doppio nella stessa stagione. E solo Serena, oltre a Barty, è arrivata in cima in entrambe le specialità in un qualsiasi momento della carriera. Se avessi potuto procedere a ritroso ancora per qualche anno, è probabile che anche Venus Williams e Lindsay Davenport sarebbero entrate nell’elenco. E, ancora più indietro, Martina Navratilova sarebbe stata un chiaro esempio di unicorno dei primi anni della WTA, un periodo in cui essere forti in singolare e in doppio era forse più frequente.

La rarità di Barty

Tornando ai tempi nostri, mi convinco sempre più che Barty sia una giocatrice speciale. La media di 2467 della sua valutazione massima, sulla base del rendimento alla settimana del 12 luglio 2019, è superata solo dalle stagioni 2009-2010 e 2012-2013 di Serena. Va detto che se Barty è al momento la giocatrice di doppio più forte sul cemento, spetta a Timea Babos la valutazione più alta su tutte le superfici.

IMMAGINE 2 – Giocatrici al vertice del singolare e del doppio nel periodo dal 2003 al 2019

È interessante anche come, dopo il 2010, Victoria Azarenka (di cui Barty è stata compagna di doppio più volte quest’anno) sia l’unica altra giocatrice a raggiungere lo status di unicorno. E delle restanti quattro — Davenport, Dinara Safina, Kim Clijsters e Venus Williams — solo Venus e Safina ci sono riuscite negli ultimi 15 anni.

Senza Serena e Barty, sarebbero state poche le circostanze per la WTA di osservare le più forti singolariste darsi da fare anche in doppio. È un richiamo a quanto i circuiti maschile e femminile sembrino in realtà una raccolta di sotto-circuiti diversi, con alcuni che giocano solo il singolare, alcuni solo il doppio e gli altri un po’ in uno e un po’ nell’altro.

Servono altre condizioni per il successo del doppio

È già di per sé abbastanza curioso che Barty sia diventata la numero 1 in singolare evitando di trattare il doppio come una sorta di sessione di allenamento. Il fatto che questo sia accaduto in un momento in cui il doppio sta generando grande eco, lo rende ancora più avvincente. Alcune delle soddisfazioni maggiori in doppio nel 2019 sono arrivate dal ritorno in campo di Andy Murray al Queens e dal debutto della coppia Murray-Serena nel misto a Wimbledon. Se si pensa anche all’entusiasmo del confronto tra Roger Federer e Serena in doppio alla Hopman Cup, si è portati a credere che il 2019 sia l’anno del doppio.

La triste realtà è che si lega il successo del doppio in larga parte al quasi ritiro in singolare di Murray. E non sono queste le circostanze di cui c’è bisogno perché un giocatore di vertice in singolare si dedichi più spesso al doppio. Però, con la Hopman Cup dal futuro incerto e ulteriori tornei in singolare e di squadra che cercano di farsi strada in calendario, il tennis non lascia troppe opzioni ai giocatori. Già ne si vedono le conseguenze su Barty, costretta al ritiro negli ultimi due tornei di doppio.

Se si trovasse un modo di appoggiare i giocatori e le giocatrici che più promettono di eccellere in singolare e in doppio, gli unicorni nel tennis non sarebbero poi così rari. ◼︎

Unicorns of the WTA

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