Pubblicato l’1 ottobre 2022 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati
A inizio anno, Jeff Sackmann si è imbarcato in un immenso progetto di elaborazione di una classifica dei 128 giocatori e giocatrici più forti di tutti i tempi, ponendosi l’obiettivo di terminare a dicembre 2022. Con una media di più di 2000 parole per singolo profilo, si tratta di una vera e propria enciclopedia di chi è chi nel tennis, dalla sua nascita a oggi. Per limiti di tempo e più evidenti limiti di talento, settesei.it propone una selezione delle figure maggiormente rappresentative per vicinanza d’epoca e notorietà, n.d.t.
Kim Clijsters [BEL]
Data di nascita: 8 giugno 1983
Carriera: 1999-2012
Gioco: destro (rovescio a due mani)
Massima classifica WTA: 1 (11 agosto 2003)
Massima valutazione Elo: 2403 (prima nel 2004)
Slam in singolo: 4
Titoli WTA in singolo: 41
// Domanda da quiz televisivo! Sono sicuro che vi ricordate che agli US Open 2009, quando Serena Williams ha commesso fallo di piede, minacciato una giudice di linea e perso la semifinale a seguito di un punto di penalità, dall’altra parte della rete c’era Kim Clijsters. Ed ecco la domanda: è successo nel secondo o nel terzo set? Se avessi dovuto rispondere a distanza di tempo senza fresca memoria, probabilmente mi sarei sbagliato, e sospetto che così sarebbe andata anche per qualcuno di voi. C’era molta tensione e la chiamata è avvenuta in un passaggio di nervi a fior di pelle. Dopo grande equilibrio, il set si stava avviando al climax, Williams serviva sul 5-6 per rimanere in partita quando tutto è andato sottosopra. Ma era il secondo set. E non sapremo mai come sarebbe andata se Williams non avesse fatto fallo di piede, se l’infrazione non fosse stata chiamata o se avesse esercitato autocontrollo. A prescindere, fino a quel momento Clijsters aveva dominato Williams in lungo e in largo.
Era solo il suo terzo torneo negli ultimi due anni e mezzo, con la figlia Jade ovunque al seguito. Venus Williams l’aveva messa in difficoltà al quarto turno, una partita finita al set decisivo con lo strambo punteggio di 6-0 0-6 6-4. La sorella però non aveva saputo fare lo stesso: Clijsters aveva vinto il 55% dei punti totali, tra cui più del 45% nei game alla risposta. Contro il favore del pronostico e senza essere classificata, Clijsters aveva fatto ricorso alla tipica combinazione difensiva e offensiva per indurre Williams alla frustrazione. Prima della semifinale, gli scontri diretti erano decisamente in favore di Serena, 7 vittorie a 1, ma comunque sempre in partite molto equilibrate. L’unica vittoria è però arrivata in finale alle Finali di stagione del 2002 e in quattro altri confronti si è andati al set decisivo, tra cui la semifinale degli Australian Open 2003, quando non ha saputo chiudere da un vantaggio di 5-1 nell’ultimo set.
Clijsters non era per nulla intimorita dalla potenza di Williams e, di fronte alla solita incetta di ace e di dritti vincenti dell’avversaria, aveva scelto di tirare la maggior parte dei colpi a rimbalzo sul rovescio, mettendola in estrema difficoltà, con un solo vincente su 123 rovesci da parte di Williams. Due errori non forzati di rovescio avevano portato al momento del fallo di piede e del punto di penalità che aveva concluso la partita. Clijsters aveva detto: “Sono io ad aver controllato lo scambio”. Punteggio finale: 6-4 7-5. L’esplosione di rabbia di Williams aveva monopolizzato l’attenzione, facendo passare la vittoria di Clijsters quasi in secondo piano. È stata lei però ad avere l’ultima parola, battendo in finale Caroline Wozniacki in due set per completare uno dei ritorni alle competizioni più improbabili e incredibili nella storia del tennis.
La giocatrice gentile
Seconda domanda da quiz. Oltre a Clijsters, altre 29 giocatrici hanno raggiunto il numero uno del mondo da quando è in vigore la classifica WTA. Clijsters ne ha affrontate 19, da Steffi Graf e Monica Seles a Simona Halep e Garbine Muguruza. Escludendo le cinque con cui ha giocato solo una volta, quante delle rimanenti 14 hanno terminato la carriera con un bilancio positivo tra vittorie e sconfitte contro di lei? Sapete che la risposta non è zero perché abbiamo già accennato al dominio di Williams, ma non ce ne sono altre! Con Jennifer Capriati sono sei a testa e nessuna, che sia Venus, Maria Sharapova, Lindsay Davenport o Victoria Azarenka, ha mai raggiunto il pareggio. Si fa notare la rivalità con la connazionale Justine Henin per un totale di 23 partite, di cui 13 vinte da Clijsters. È un po una vittoria di Pirro, visto che Henin ha vinto più della metà delle finali, tra cui tutte e tre quelle in cui era in palio uno Slam. Però Clijsters è riuscita a batterla su ciascuna superficie, in una semifinale al Roland Garros e nel torneo casalingo di Anversa. Il punto è che nessuna giocatrice poteva pensare in una passeggiata facile con lei, nemmeno Williams.
Ancora una curiosità. Quali sono le uniche tre giocatrici negli anni 2000 a raggiungere la semifinale in almeno la metà degli Slam disputati? Qui non è così semplice, perché Clijsters non fa parte dell’elenco. Sto parlando di Williams, Capriati e Henin, che a malapena sono riuscite a scavalcare la soglia del 50%. Clijsters però è al quarto posto. La tabella riepiloga le prime dieci.
Giocatrice Slam '00 SF Slam %SF
Serena Williams 74 39 53%
Jennifer Capriati 19 10 53%
Justine Henin 33 17 52%
Kim Clijsters 34 16 47%
Lindsay Davenport 25 11 44%
Martina Hingis 17 7 41%
Maria Sharapova 58 20 34%
Iga Świątek 15 4 27%
Venus Williams 80 20 25%
Elena Dementieva 43 9 21%
Il 50% era il numero di Clijsters negli Slam: ha raggiunto le semifinali circa la metà delle volte in cui ha giocato (in carriera sono 16 semifinali in 36 edizioni, visto che ne ha giocate due anche nel 1999). Su 16 semifinali disputate, è arrivata in finale otto volte e su otto finali ne ha vinte quattro.
Serve non dimenticare i dettagli più ardimentosi del curriculum di Clijsters, perché certamente lei non è fatta per autopromuoversi. È così universalmente riverita dalle colleghe — più o meno da quando è apparsa sul circuito — che è più probabile sentir parlare dei suoi otto WTA Sportmanship Award che del suo record favorevole contro avversarie molto più spietate di lei. O, dovrei dire, molto più apertamente spietate. Clijsters non si è mai ribellata a una caratterizzazione fuorviante della sua personalità. “Preferisco che mi si conosca come una giocatrice gentile, che ha un effetto positivo sul nostro sport” ha detto nel 2003. Missione compiuta: nessuna stella recente possiede una reputazione più nobile, nonostante Sharapova abbia delle caramelle a suo nome! La bontà di Clijsters si è fatta largo all’interno di un circuito diventato preda di egoismo e maldicenze. Con personaggi come Martina Hingis a dettare il passo, Clijsters avrebbe tranquillamente potuto fare domanda per la santità.
Il problema però è che quelle arroganti, super privilegiate e viziate adolescenti accumulavano titoli a dismisura. Clijsters è arrivata per la prima volta al numero 1 ad agosto 2003, otto mesi dopo la disfatta contro Williams agli Australian Open: è stata la prima a raggiungere il vertice senza aver vinto neanche uno Slam. È una trama che si scrive da sola, le brave ragazze non finiscono ultime, ma non hanno nemmeno quello che serve per essere vincenti. La maggior parte delle giocatrici ‘buone’ sono effettivamente destinate a non centrare il bersaglio, ma Clijsters usciva fuori dal coro. Era brava, sapeva mettere il tennis nella giusta prospettiva, per lei la famiglia veniva prima. Quando però gli infortuni hanno duramente testato la sua determinazione, ha reagito come la campionessa centrata sull’obiettivo che avrebbe di li a poco dimostrato di essere.
Trono di spade
Inizia il 2004 da ventenne ex numero uno, dopo aver perso la vetta per mano di Henin. Una distorsione alla caviglia alla Hopman Cup mette a soqquadro la preparazione agli Australian Open, anche se non ne rallenta più di tanto la corsa. Si ritrova in finale a Melbourne senza aver perso un set prima di soccombere sempre contro Henin. Torna in Europa e nel mese successivo vince a Parigi e Anversa. Poi però l’infortunio si presenta davvero: si strappa il legamento del polso sinistro ed è costretta a ritirarsi da Indian Wells. L’intervento chirurgico le fa perdere quasi un anno. Per non sovraccaricare il polso è costretta a cambiare il rovescio, ma il nuovo colpo è tanto potente quanto il precedente. Ritorna sul circuito a febbraio 2005 e non esita a ricordare a tutti che la sua gentilezza resta fuori dal campo. Solo al secondo torneo, vince Indian Wells lasciando per strada due set, battendo prima Elena Dementieva e poi Davenport in finale. Subito dopo c’è Miami, dove fa doppietta questa volta senza perdere un set. Nelle ultime quattro partite, batte quattro tra le prime 6 del mondo, stracciando 6-1 6-0 Amelie Mauresmo e sconfiggendo Sharapova in finale.
Jon Wertheim — lui fra tutti — pensava che Clijsters, nonostante le buone maniere, avesse tra una stagione a l’altra affilato la spade. Clijsters aveva dichiarato a Miami: “Ti rendi conto che un infortunio può porre fine alla tua carriera all’improvviso, quindi dovresti solo divertiti. Conta anche però il fatto che il tennis per te è importante, e vuoi fare qualsiasi cosa per vincere”.
Nel proseguo della stagione, Clijsters è, oso dirlo, spietata. Anche se perde velocemente al Roland Garros e a Wimbledon contro Davenport, negli altri tornei è praticamente imbattibile. Arriva agli US Open con dieci successi di fila e un livello di fiducia massimo. A chi dubita di lei risponde: “So di non aver mai vinto uno Slam, ma ho vinto molte altre cose”. Due settimane dopo si toglie il peso di dosso. Indietro di un set e di un break, recupera contro Venus nei quarti e respinge una Sharapova in palla in semifinale. Con una vittoria senza patemi per 6-3 6-1 spazza via Mary Pierce e alza il trofeo a New York.
Clijsters possedeva la sorprendente abilità di saper trovare la massima concentrazione in campo e allo stesso tempo ricondurre la carriera a uno dei tanti progetti di vita. A pochi mesi dal rientro, prima di vincere gli US Open, annunciava di volersi ritirare dopo la stagione 2007. Non si è nemmeno spinta così avanti, per via di diversi infortuni all’inizio del 2006 e un altro all’anca nel 2007, che l’ha costretta a giocare solo cinque tornei. Pur avendo raggiunto quattro semifinali nelle ultime quattro volte, ha mantenuto la parola. Ha smesso, si è sposata ed è rimasta incinta. Fino a quel momento, i successi di Clijsters si prestavano a rimanere sottovalutati. Vero, aveva vinto uno Slam, ma perso più finali di quelle vinte, e quella con Pierce non aveva offerto proprio materiale da circoletti rossi. Nel riassunto degli US Open 2009 per Sports Illustrated, S.L. Price ha parlato della sua reputazione pre-torneo come di un talento dolce e fragile con uno Slam a suo nome (dopo aver perso tre finali).
Si capisce perché avesse voglia di tornare al professionismo, non aveva nulla da dimostrare o tantomeno da perdere. Nel 2009, Sybille Bammer era l’unica mamma tra le prime 100 e una manciata di giocatrici aveva tentato di conciliare maternità e circuito, senza però grandi risultati. Nessuna donna aveva vinto uno Slam dopo aver partorito dai tempi di Evonne Goolagong nel 1980. Clijsters ha aggiunto il suo nome a quella lista al primo colpo, trionfando agli US Open 2009. Un anno dopo, avrebbe doppiato Goolagong, difendendo il titolo e, quattro mesi più tardi, avrebbe vinto anche gli Australian Open. La gentilezza sarebbe sempre stata il suo marchio di fabbrica, ma ora era diventata un punto di riferimento per sportive di élite mamme. Al di là della storia a lieto fine, era impossibile ignorare, finalmente, quanto realizzato da Clijsters in campo e nel suo stile. Roger Federer ha descritto il fallo di piede di Williams come un esempio di quanto a volte il tennis sia folle, ma si è sbrigato ad aggiungere: “però non deve togliere nulla a Clijsters, merita a pieno il proscenio”. ◼︎