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L’imperscrutabile magia di Jessica Pegula 

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Pubblicato l’11 marzo 2025 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati

// Ok, va bene, lo ammetto. Quando più di un anno fa ho iniziato a scrivere di profili specifici, Jessica Pegula era in cima alla lista. Uno degli obiettivi è demistificare i fattori del successo di giocatrici e giocatori, o della mancanza dello stesso. Pegula ne ha sinora avuto molto ma, rispetto alle colleghe al vertice della classifica, è difficile dire esattamente perché. Non possiede infatti una caratteristica prominente che intimidisce le avversarie. Non serve molto forte, ad esempio agli US Open 2024 era in mezzo al gruppo con velocità media intorno ai 150 km/h e una prima sui 160 km/h. Non serve molti ace, è appena fuori dalle prime 10 per servizi tenuti, in gran parte perché raccoglie molto con la seconda. Ecco una statistica che la separa dalle altre: nelle 52 settimane fino all’Indian Wells Masters, ha vinto il 51% dei punti con la seconda. Solo in quattro sono andate oltre il 50% e solo Iga Swiatek fa meglio. Alla risposta, i numeri sono ancora più anonimi. Tra le prime 50 è ventesima per percentuale di break. Tra le prime 20 in entrambe le fasi di gioco è certamente notevole e fuori dal comune ma, di nuovo, niente che incuta timore. Al servizio o alla risposta, non è particolarmente efficace sulle palle break. Non che faccia male, ma le freddezza sotto pressione non aiuta a capire perché riesce a vincere tutte quelle partite. Eppure ne vince tante. È tra le prime 10 da giugno 2022, e in gran parte di quei mesi tra le prime 5. Ha vinto sette titoli del circuito maggiore ed è arrivata in finale agli US Open e alle Finali di stagione. Dalla vittoria ad Austin era in striscia vincente di sette partite prima di perdere a Indian Wells contro Elina Svitolina. Le valutazioni Elo sono un po’ più imperturbabili nei suoi confronti, ma è comunque al settimo posto, solo a 16 punti dal quinto di Qinwen Zheng.

Cosa fa Pegula così bene? Quando arrivano risultati migliori di quelli che il talento complessivo di una giocatrice sembra suggerire, tendo a rifarmi a elementi difficili da quantificare come il movimento, l’anticipo e, la più nera delle scatole nere, l’intelligenza tennistica. Pegula eccelle in ciascuna di queste voci. Riusciamo a essere più specifici?

Pensandoci e ripensandoci

Iniziamo dalla seconda di servizio. Una teoria generica: la percentuale di vittoria con la seconda è collegata alla frequenza di successo della giocatrice alla risposta. Una manciata di giocatrici possiede una seconda dominante — non dimentichiamo che Pegula è una delle poche a vincere più della metà dei punti con la seconda — quindi se arriva una risposta valida, chi è al servizio è già sulla difensiva. In effetti c’è in qualche modo una relazione, per quanto statisticamente non così forte. Il grafico mostra le prime 50 in entrambe le categorie.

IMMAGINE 1 – Percentuale di punti vinti con la seconda vs percentuale di punti vinti alla risposta per le prime 50

Non mi aspettavo di dover scrivere che, in queste statistiche, Pegula e Aryna Sabalenka sono quasi identiche. A uno sguardo ulteriore, il gruppo di giocatrici che va da Ekaterina Alexandrova in basso a sinistra fino a Sabalena e poi Swiatek in alto a destra è sproporzionatamente composto da grandi colpitrici (le giocatrici più di finezza sono in basso a destra, con anche la sempre imprevedibile Jelena Ostapenko). Per gli standard femminili degli anni 2020 però, Pegula non è una grande colpitrice. Può essere abbastanza normale che si equivalga alla risposta a Sabalenka, anche se in modo diverso, ma pure sulle seconde di servizio? Dopo averla vista sbarazzarsi di Xin Yu Wang nei trentaduesimi a Indian Wells, pensavo di saperlo. Le seconde non sono veloci (in media 127 km/h agli US Open 2024) ma sono precise. Non le serve in mezzo al rettangolo del servizio e riesce ad andare molto vicino alla riga. La posizione della pallina può dare frutti tanto quanto la pura velocità, e questa è una possibile spiegazione di risultati da grande battitrice. Tranne che…non ho prova della sua continuità in merito. Agli US Open la profondità del servizio viene classificata come “vicino alla riga” o “non vicino alla riga”. Il 15% delle seconde sono rientrate nella categoria “vicino alla riga”, in confronto a una media del torneo del 18%. E anche sulla prima è andata leggermente sotto la media. In termini di direzione del servizio, la storia è la stessa. Il Match Charting Project identifica tre tipologie di servizio: esterno, al corpo, al centro. In media, chi è al servizio raggiunge uno degli angoli (esterno o al centro) con circa l’80% di seconde. Pegula ottiene il 74%, che pur non negativo di per sé — è lo stesso di Venus Williams — di certo però non è a supporto della mia teoria. Se esiste un motivo per tutti i punti che vince Pegula con la seconda, non pare che lo troveremo proprio nella seconda.

Posizione e difesa del territorio

C’è un’altra ipotesi da osservazione visiva: Pegula non subisce passivamente il gioco. Si posiziona vicina alla linea di fondo quanto più possibile, sia in risposta al servizio che negli scambi. Non perde campo di fronte a un colpo molto profondo o uno che rimbalza alto, e ribatterà o con un breve avvicinamento o allungandosi sopra le spalle. Per le giocatrici che ci riescono, e non sono tutte, i vantaggi sono chiari. Prima si colpisce la pallina, più rapidamente arriva nel campo dell’avversaria, che ha meno tempo a disposizione per reagire. È un tennis femminile di potenza senza una potenza schiacciante in dote. È uno stile di gioco particolarmente efficace contro giocatrici che non hanno una predilezione per l’attacco. In stagione, a oggi Pegula ha perso contro Madison Keys, Olga Danilovic, Alexandrova e Linda Noskova: un quartetto di colpitrici pesanti che terminano il punto in velocità. Nell’estate 2024, Pegula ha perso solo due partite sul cemento nordamericano, per mano di Sabalenka. Contro avversarie più trattenute, Pegula approfitta delle opportunità che le si presentano. Non colpisce un numero spropositato di vincenti, il 6% dei colpi a rimbalzo, in linea con la media del circuito, ma chi le è davanti fa peggio. Nella finale di Austin, McCartney Kessler ha colpito solo il 2% dei vincenti da fondo, metà della sua solita frequenza. La stessa pressione l’ha subita Wang a Indian Wells, con una percentuale di vincenti da fondo che è scesa al 4% dal 7% abituale in carriera.

Anche qui, si tratta di numeri che richiamano un parallelo con giocatrici dallo stile ben diverso. Il miglior modo per evitare vincenti è colpire vincenti, o almeno concludere il punto provandoci. Siamo nel sistema di gioco del genere Keys/Alexandrova/Ostapenko/etc. Eppure, secondo l’Indice di Offensività, che mette in alto chi aggredisce la pallina, Pegula è sotto la media, in compagnia di Emma Navarro o Mirra Andreeva.

Alla ricerca di statistiche con il setaccio

Forse vi sto convincendo che questa è davvero la spiegazione del successo di Pegula: è in sintonia con la linea di fondo, accorcia gli angoli ed evita che le altre, se non le più offensive in assoluto, trovino aperture di gioco. Chiedo però più supporto dai numeri. È difficile quantificare il posizionamento, quindi mi soffermo su una situazione più mirata. Cosa succede quando Pegula è costretta a gestire una risposta molto profonda? Quello è infatti il colpo che neutralizza con un solo giro di racchetta il vantaggio della giocatrice al servizio, facendola arretrare di uno o due passi e inibendola a tentare una soluzione esuberante per almeno un altro colpo, tranne che non si giochi costantemente con il fuoco come Ostapenko. Pegula non prova a terminare il punto, ma è meno probabile che conceda terreno. Se da un lato questo non le consente di far leva sul vantaggio, dall’altro è molto attenta a non lasciare troppo margine alla giocatrice alla risposta.

Però…non va così. La tabella mostra come le giocatrici con più dati disponibili sul cemento dal 2022 fronteggiano risposte alla seconda molto profonde: quanto spesso il loro colpo successivo è valido (3rzo in gioco), quanto spesso quel colpo porta alla vittoria del punto (%PV in gioco) e quanto spesso vincono il punto di fronte a una risposta profonda, senza escludere quei terzi colpi che non sono stati rimandati all’interno del campo (%PV vs profonde).

Giocatrice           3rzo in gioco  %PV in gioco  %PV vs profonde
Iga Swiatek          84.2%          59.8%         50.4%  
Aryna Sabalenka      77.5%          63.5%         49.2%  
Karolina Muchova     84.2%          56.3%         47.4%  
Paula Badosa         84.2%          54.6%         45.9%  
Elena Rybakina       79.5%          57.5%         45.7%  
Daria Kasatkina      85.5%          52.2%         44.6%  
Coco Gauff           83.6%          53.2%         44.5%  
Jasmine Paolini      82.7%          53.7%         44.4%  
Jessica Pegula       81.9%          53.2%         43.6%  
MEDIA                81.8%          53.0%         43.4%  
Qinwen Zheng         76.5%          52.6%         40.2%

Pegula è quasi perfettamente in media, aspetto che contro una risposta profonda alla seconda di servizio la rende meno incisiva della maggior parte delle altre giocatrici in alto (la media include tutte le giocatrici, non solo quelle in elenco, motivo per cui è così indietro). Rimanere a fondo può rappresentare ancora la scelta migliore, ma non le fa vincere un numero insolitamente grande di punti.

Ci sono molte conclusioni negative all’interno di in un solo articolo. Pegula è tra le migliori a convertire seconde in punti vinti, ma non perché la sua seconda è profonda, non perché renda la vita difficile a chi è alla risposta, non perché sia più brava a gestire le risposte quando tornano sul suo lato di campo. Siamo più o meno dove eravamo partiti: Pegula è brava in molte cose, o abbastanza brava così che non siano un peso. Tra le prime 50, è in media o sopra la media in quasi tutte le categorie e vicino alle prime 10 in alcune. Rispetto ai miei indici di potenza dei colpi a rimbalzo, Potenza del Dritto e Potenza del Rovescio, è anche di più, perché — una delle poche — tra le prime 20 in entrambe. A quanto pare, è sufficiente per un posto tra le prime 5 (al momento della traduzione, è la numero 2 del mondo, suo massimo in carriera, n.d.t.). Con statistiche più granulari, potremmo capire come Pegula trasformi la sua posizione in campo in partite vinte. Per ora, c’è da apprezzare il modo in cui tiene testa ad avversarie con dotazione più agguerrita. Di certo, il suo personale stile di colpitrice eclettica funziona, che sia, o non sia, di nostra comprensione. ◼︎

The Inscrutable Magic of Jessica Pegula

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