Il più grande archivio italiano di analisi statistiche sul tennis professionistico. Parte di Tennis Abstract

Probabilmente il più grande archivio italiano di analisi statistiche sul tennis professionistico. Parte di Tennis Abstract

Nel tennis, cosa significa avere la “mano calda”?

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Pubblicato l’1 dicembre 2011 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati

// C’è un argomento molto dibattuto nell’analisi statistica sportiva, quello della “mano calda”, cioè l’abilità di mettere insieme una striscia vincente di risultati. Sono praticamente tutti convinti che esista, che i giocatori (o anche le squadre) siano in grado di accendersi e spegnersi temporaneamente arrivando a giocare ben al di sopra o ben al di sotto del loro vero livello.

Per certi versi, le strisce vincenti sono inevitabili; se si lancia una moneta 100 volte, si avranno delle sequenze di 5 o 10 lanci in cui la maggior parte delle volte esce testa, e non perché all’improvviso la moneta è “migliorata”, ma perché su un orizzonte temporale sufficientemente lungo è naturale che questo accada. Se si guarda un’intera partita di tennis, ci saranno per forza di cose game in cui sembra che un giocatore stia giocando meglio del solito, magari servendo un ace dietro l’altro o mettendo a segno dei vincenti incredibili.

Più spesso del puro caso

La domanda, quindi, è se un giocatore abbia la mano calda più spesso di quanto non accadrebbe per puro caso. Per fare solo un esempio, ipotizziamo che un giocatore serva degli ace solo nel 10% dei punti al servizio. Se occasionalmente servisse meglio del solito, dovremmo notare che dopo aver servito un ace abbia più probabilità (diciamo 15% o 20%) di servirne un altro. Una prima o una seconda di servizio fuori dovrebbero rendere più probabile un errore nel servizio successivo.

In un paio di articoli recenti – le differenze tra destri e mancini a seconda del lato di campo e la mano calda al contrario sul 30-40 – ho accennato all’idea che il tennis possa essere strutturato in modo da impedire ai giocatori di arrivare ad avere la mano calda.

Una delle tematiche più indagate negli studi sulla mano calda è il tiro libero nel basket, apprezzata per essere il contesto che più si avvicina a replicare perfette condizioni da laboratorio: ogni tiro libero è preso dalla stessa distanza e in assenza di marcatura da parte di un difensore e, ancora meglio, di solito è seguito immediatamente da un secondo tiro libero.

Il tennis non è come il basket

Nel tennis non esiste nulla del genere. La situazione di gioco che sembra somigliare ai tiri liberi del basket è il servizio, specialmente per i giocatori che ne fanno uno strumento predominante. John Isner, Roger Federer e Milos Raonic danno l’impressione di accumulare strisce vincenti al servizio. Certamente possono giocare game dopo game e controllare il gioco con servizi vincenti. Ma ad un’analisi ravvicinata, anche il loro esempio diventa più sfumato. Come abbiamo visto, i giocatori rendono meglio al servizio in funzione del lato di campo. Sarebbe come se nel basket un giocatore, dopo un tiro libero, facesse due passi a sinistra e uno in avanti prima di tentare il tiro successivo.

E, ovviamente, c’è un altro giocatore in campo. Se Federer decide per una traiettoria a uscire più lenta del solito nel lato delle parità come servizio vincente sul 15-15, è molto probabile che non userà la stessa tattica sul 30-30 o sul 40-15. Anche se fosse capace di servire 50 servizi di quel tipo perfettamente identici, non lo farebbe mai in una partita. Per avere qualche rilevanza nel tennis professionistico, la mano calda deve possedere un significato ben più ampio che il talento nel giocare un singolo colpo.

Maggiore alternanza

A livello più generale, le regole del tennis prevedono l’alternanza in misura maggiore che in molti altri sport. È vero che in altri sport la palla viene data alla squadra che ha subito la segnatura, ma la lunghezza del possesso – o nel baseball la lunghezza di una ripresa – può variare di molto. Nel tennis, si può aggiungere solo un game al proprio punteggio prima di dover lasciare il gioco all’avversario. E anche all’interno di quel game, il giocatore si sposta continuamente dal lato di campo in cui è più forte a quello in cui è meno forte; e lo stesso potrebbe essere per l’avversario.

Quale elemento è più determinante nella valutazione della mano calda?

La mia domanda, aperta a tutti, è questa: se esiste una mano calda nel tennis, dove vi aspettereste di trovarla? Ace consecutivi? Ace solo nel lato delle parità? Servizi vincenti? Scambi corti dopo il servizio? Punti vinti? Punti vinti alla risposta? Game vinti? Prime di servizio in campo? Vincenti a chiusura dello scambio? Minimo numero di errori non forzati? È possibile che nessuno di questi elementi, o invece tutti, possano verificarsi in sequenza ravvicinata, ma quale tra questi verrebbe scelto per farci pensare che un giocatore stia avendo la mano calda? ◼︎

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