Il più grande archivio italiano di analisi statistiche sul tennis professionistico. Parte di Tennis Abstract

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Lasciar giocare sui nastri è privo di senso

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Pubblicato il 21 ottobre 2016 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati

// Ci sono persone che preferirebbero partite di tennis più corte. Tra le tante proposte che tornano periodicamente, la regola che prevede di non ripetere il servizio se la pallina colpisce il nastro è stata adottata in alcune circostanze. In questo caso, i servizi sono considerati alla pari di qualsiasi altro colpo: se il servizio tocca il nastro e la pallina atterra nel rettangolo del servizio, lo scambio prosegue.  

La regola di lasciar giocare sul nastro è stata adottata nel World Team Tennis e nelle competizioni universitarie americane. In quest’ultimo caso, l’esigenza è quella di assicurare imparzialità di gioco in assenza del giudice di sedia. Nel 2013, l’ATP ha introdotto la modifica nel circuito Challenger per i primi 3 mesi dell’anno. 

Sul circuito professionistico, con un arbitro in ogni campo e sensori appoggiati alla rete, l’imparzialità (o evitare di imbrogliare) non è in discussione. Il motivo per cui se ne parla è che i nastri sul servizio rubano tempo e, come recita il detto, il tempo è denaro.

Quanto tempo?

Attraverso il Match Charting Project è stato possibile tenere evidenza dei nastri in molte delle più di 2500 partite per cui sono disponibili dati completi punto per punto. Abbiamo quindi informazioni concrete sulla frequenza dei nastri sul servizio. Per questa analisi ho limitato il campione alle più di 2000 partite disponibili dal 2010.

Su 151 punti di media per una partita degli uomini, ci sono stati 6 nastri sulla prima di servizio e meno di uno (0.875) sulla seconda. Per le donne il risultato è simile: su 139 punti di media, ci sono stati 4.5 nastri sulla prima di servizio e 0.8 sulla seconda.

Proviamo a stimare il tempo aggiuntivo richiesto da tutti quei nastri. Dopo il nastro sulla prima, molti giocatori ripetono la routine pre-servizio, prendendosi, diciamo, altri 20 secondi. Quando il nastro è sulla seconda, la procedura è più rapida, diciamo 10 secondi.

In media, per una partita degli uomini questo vuol dire altri 128 secondi, cioè poco più di due minuti. Per le donne, sono altri 99 secondi a partita. In entrambi i casi, il tempo rubato dai nastri sul servizio è meno di un secondo a punto. Qualsiasi altra regola per velocizzare il gioco sarebbe senza dubbio più efficace di questa.

Anche nelle situazioni limite, è difficile pensare che i nastri sul servizio sottraggano così tanto tempo. Di tutte le partite del campione, nessuna ha superato i 24 nastri sul servizio, ed è capitato alle Olimpiadi di Londra 2012 per la semifinale maratona tra Roger Federer e Juan Martin Del Potro. Utilizzando le precedenti stime, i 20 nastri sulla prima di servizio e i 4 sulla seconda hanno totalizzato poco più di 7 minuti in una partita che è durata 4 ore e 26 minuti.

Solo una delle 1000 partite delle donne presenti nel campione ha avuto più di 17 nastri sul servizio o più di 5 minuti extra per i nastri, la vittoria a sorpresa in tre set di Petra Cetkovska su Angelique Kerber agli Internazionali d’Italia 2014. In quella partita ci sono stati 22 nastri sul servizio, per un totale appena inferiore a 7 minuti addizionali.

Lasciar giocare sui nastri non mina le basi del tennis come lo conosciamo, ma non accorcia significativamente le partite. L’introduzione della regola del nastro sarebbe solo uno di quei cambiamenti che infastidiscono giocatori e appassionati, senza benefici degni di nota. ◼︎

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