Il più grande archivio italiano di analisi statistiche sul tennis professionistico. Parte di Tennis Abstract

Probabilmente il più grande archivio italiano di analisi statistiche sul tennis professionistico. Parte di Tennis Abstract

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Pubblicato il 26 marzo 2020 su StatsOnTheT – Traduzione di Edoardo Salvati

// Non sembra possa esserci del tennis giocato nell’immediato futuro (anche l’edizione di Wimbledon 2020 è stata appena cancellata, n.d.t.), e gli appassionati si sentono in mancanza di partite da guardare. Se però avete pensato di dedicarvi a qualche grande classica e non sapete dove iniziare, ho la soluzione per voi! Costruendo un indice di interesse che mette insieme durata della partita, competitività e qualità, ho prodotto una classifica delle trenta partite maschili più coinvolgenti dal 1990 a oggi.

Viaggio nel passato

In crisi d’astinenza da sport attuale, mi sono messa a rovistare su internet per gli elenchi delle partite più belle nella storia del tennis. Ho rivisto così la finale del Roland Garros 1984 tra John McEnroe e Ivan Lendl, in cui Lendl è finalmente riuscito a vincere il primo Slam a spese dell’occasione migliore in carriera per McEnroe di vincere a Parigi.

Un altro momento che ricordo per la qualità delle partite e per il significato storico sono stati gli US Open 2002. Non sapevamo li per li che sarebbe stato l’ultimo Slam vinto da Pete Sampras e anche il suo ultimo torneo da professionista. Ci sono state poi molte partite incredibili nelle fasi finali di quell’edizione, che sono ancora più avvincenti sapendo in anticipo come è andata a finire.

Si trovano molte selezioni di “partite fantastiche” in giro. Sono certamente grandi partite, ma ho il sospetto che la scelta sia dettata più dalle preferenze e dal tifo del singolo autore che da una valutazione oggettiva. Mi sono chiesta quindi come sarebbe un elenco selezionato sulla base di un criterio statistico. Non esiste naturalmente una statistica specifica in grado di catturare le sfumature e il contesto di una partita davvero speciale. Di contro però, potrebbero emergere delle gemme che, per qualsiasi motivo, non hanno ricevuto l’attenzione che avrebbero meritato.

Come definiamo quantitativamente un classico?

Ci sono diversi modi. Si può usare l’Indice Emozionale creato da Jeff Sackmann che considera la volatilità della probabilità di vittoria attesa mentre la partita è in corso. Oppure la statistica Partita imperdibile, che ho ideato per stabilire una priorità nella scelta di quale partita vedere tra quelle ancora ancora da giocare, sulla base della qualità e della competitività che la valutazione dei giocatori lascia intendere potrà emergere dalla specifica partita.

Per un elenco di partite storiche però, ero alla ricerca di una metodologia adatta a qualsiasi partita, potenzialmente anche quelle precedenti all’era Open. Questo vuol dire ridurre i parametri alla categoria del torneo, al turno e al punteggio dei game. È abbastanza per distinguere tra le partite più entusiasmanti e quelle meno?

Per rispondere dobbiamo chiederci quali aspetti definiscono un “classico”. Ognuno di noi ha certamente una preferenza al riguardo, ma per molti le partite memorabili tendono a essere quelle con numerosi cambiamenti di fronte, il concetto alla base della “volatilità” dell’Indice Emozionale di Sackmann. Non disponendo, per quasi tutte le partite, della probabilità di vittoria attesa durante la partita, si può usare il numero totale dei game come valido indicatore di classicità nelle partite in cui entrambi i giocatori sono stati in vantaggio in un momento o nell’altro.

Le variabili di base

Partite molto lunghe non vuole necessariamente dire partite competitive. Possiamo quindi verificare anche il margine di game, cioè la differenza di game vinti dai due giocatori, per determinare il livello competitivo. Infine, c’è l’elemento qualitativo. Normalmente, mi affiderei alla valutazione dei giocatori ma, in questo caso, ci sono un paio di controindicazioni. Cercare di applicare un sistema di valutazioni alle partite precedenti all’era Open avrebbe poco senso. E forse è giusto così perché la qualità del tennis prima del 1968 non poteva certamente reggere il confronto con la competitività introdotta e richiesta dalla professionalizzazione dello sport. Ciononostante, in ottica storica, sarebbe preferibile una statistica utilizzabile da quando le partite hanno iniziato a essere registrate su supporto video.

Un altro fattore è che la maggior parte dei sistemi di valutazione non si adatta efficacemente alle circostanze in cui un giocatore è in rapida ascesa o che ha raggiunto uno stato di forma clamoroso ma di breve durata. Detto diversamente, ci sono volte in cui i giocatori possono essere sottovalutati perché il sistema ha bisogno di un periodo più lungo di risultati costanti per cambiare opinione.

Un’alternativa secca per ovviare a queste limitazioni è quella di concentrarsi unicamente sul turno raggiunto negli Slam. La logica è quella per cui un giocatore capace di spingersi fino alle fasi finali di uno Slam probabilmente sta mostrando una qualità di gioco eccelsa, a prescindere dal rendimento precedente a quel torneo o in quello successivo.

Una sola statistica

Possiamo combinare queste tre variabili – game totali, margine di game e turno – in una sola statistica attraverso un processo di standardizzazione e di computo complessivo (con una scala invertita per il margine, in modo che numeri più positivi corrispondono a più competitività). L’immagine 1 mostra la distribuzione di ciascuna variabile per tutte le partite Slam maschili dal 1990 al 2020. Le linee verdi indicano la posizione nella distribuzione delle prime 30 partite.

Il marcato spostamento sulla destra nei game totali e nei turni rende queste due variabili predominanti all’interno della statistica complessiva, ma tutte le partite più interessanti si trovano sopra la mediana anche nel margine di game. Il motivo per cui ci sono 10 turni e non tutti sono separati di un intero è perché sono comprese anche le qualificazioni e l’importanza dei turni è attribuita con maggior peso sulle partite della seconda rispetto alla prima settimana.

IMMAGINE 1 – Distribuzione delle variabili centralizzate e in scala della statistica di interesse delle partite Slam maschili (qualificazioni e tabellone principale) dal 1990 al 2020

Finalmente, l’elenco!

La tabella riepiloga la classifica delle prime trenta partite Slam maschili degli ultimi trent’anni, con in cima la più entusiasmante. Alcune sono universalmente apprezzate, ma spero che altre siano meno scontate, come la semifinale di Wimbledon 1996 tra Malivai Washington e Todd Martin o il quarto di finale agli Australian Open 1999 tra Nicolas Lapentti e Karol Kucera. Non mi aspetto che rimaniate tutti catturati da queste partite, ma confido che abbiate scoperto nuove sfide e magari anche nuovi giocatori. E se riusciamo a riscoprire l’ammirazione per i grandi giocatori del passato o consolidare quella per i giocatori del presente, almeno ci sarà una nota positiva nella situazione che stiamo vivendo. ◼︎

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