Il più grande archivio italiano di analisi statistiche sul tennis professionistico. Parte di Tennis Abstract

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Fare la differenza nei momenti chiave: una misura del predominio di un giocatore

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Pubblicato il 17 agosto 2016 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati

// Parafrasando Tolstoj, è nel novero dell’informazione tennistica che non tutti i punti nel tennis sono uguali tra loro e spesso la vittoria – o sconfitta – di una partita dipende da come un giocatore gestisce quelli più importanti.

Grazie ad alcuni ace piazzati al momento opportuno o, viceversa, a causa di errori banali, è facile guadagnarsi la fama di giocatore dalla solidità mentale impenetrabile o di giocatore non in grado di reggere la pressione, colui che in gergo televisivo sviluppa il così detto “braccino”.   

A parte le classiche statistiche sulle palle break, che hanno però molte limitazioni, non esiste una valida misura nel tennis della capacità di un giocatore di fare la differenza e dominare nei momenti chiave. Se da un lato contare le palle break vinte e perse non è sufficiente, dall’altro il lavoro preparatorio per quantificare il predominio nei momenti chiave di un giocatore è in buona parte già stato svolto.     

Più volte mi sono occupato della probabilità di vittoria nel tennis. Per qualsiasi situazione di punteggio durante una partita si è nella posizione di calcolare la possibilità di ciascuno dei due giocatori di ottenere la vittoria finale.

Il concetto di volatilità o leva

Nel 2010, prendendo a prestito dal baseball, ho introdotto il concetto di volatilità. La volatilità, chiamata anche leva, misura l’importanza di ciascun punto intesa come la differenza – in termini di probabilità di vittoria – tra un giocatore che vince o che perde un determinato punto. 

In altre parole, più alta è la leva di un punto, più ha valore vincere quel punto. Definire un punto a leva alta è semplicemente un tecnicismo per chiamarlo punto importante. Per essere considerato capace di fare la differenza nei momenti chiave, un giocatore deve vincere più punti a leva alta di quanti ne vinca a leva bassa. Non serve vincere un numero spropositato di punti a leva alta per essere un ottimo giocatore – e la percentuale di conversione delle palle break di Roger Federer ne è la controprova – ma i punti a leva alta sono sicuramente una componente fondamentale del predominio nei momenti chiave di un giocatore. 

(Non sono l’unico ad aver deciso di affrontare questo specifico argomento. Lo ha fatto anche Stephanie Kovalchik nel dicembre scorso, calcolando statistiche di predominio nei momenti chiave per l’intera stagione ATP 2015.)

La leva della semifinale di Wimbledon tra Federer e Raonic

Per un’applicazione concreta del concetto di predominio nei momenti chiave, ho calcolato la probabilità di vittoria e la leva (LEV) per ogni punto della semifinale di Wimbledon 2016 tra Federer e Milos Raonic. La LEV del primo punto della partita è del 2.2%. Vincendolo, Raonic potrebbe portare le sue chance di vittoria finale al 50.7%, perdendolo le chance scenderebbero al 48.5%.

La leva più alta nella partita è stata di un incredibile 32.8%, quando Federer (per due volte) ha avuto il punto del game sull’1-2 nel quinto set. La leva più bassa è stata solo di 0.03%, quando Ranoic ha servito sul 40-0 sotto di un break nel terzo set. La LEV media della partita è stata di 5.7%, un valore relativamente alto come ci si può aspettare da una partita molto combattuta. 

In media, i 166 punti vinti da Raonic, con una LEV del 5.85%, sono stati leggermente più importanti dei 160 vinti da Federer, con una LEV del 5.62%. Senza un’analisi più approfondita dei dati sulla leva dell’intera partita, non posso dire se si tratti di una differenza veramente significativa. Quello che è evidente però è che alcuni elementi del gioco di Federer sono mancati proprio quando ne aveva più bisogno.

La grandezza di Federer nei punti che contavano meno

Le statistiche ufficiali di Wimbledon dicono che Federer ha commesso 9 errori non forzati, a cui si aggiungono 5 doppi falli su cui torneremo a breve (secondo i dati raccolti dal Match Charting Project sulla partita, Federer ha commesso 15 non forzati). Ci sono stati 180 punti in cui si è scambiato – in cui quindi chi era alla risposta è riuscito a mettere la pallina in gioco – con una LEV media del 6.0%. In confronto, gli errori non forzati di Federer hanno avuto una LEV quasi doppia, pari all’11%! La leva media dei non forzati di Raonic è stata del 6.8%, un valore molto meno degno di nota.

I doppi falli commessi da Federer sono arrivati in un momento ancora più sbagliato. A chi ha guardato la partita verso la fine del quarto set non serve una statistica raffinata per confermalo, ma comunque i cinque doppi falli di Federer hanno avuto una LEV media del 13.7%. Raonic ha commesso 11 doppi falli, ma con una LEV media del 4.0%. Questo significa banalmente che i doppi falli di Raonic hanno avuto un impatto sull’esito della partita minore di quelli di Federer, nonostante fossero più del doppio. 

Anche il colpo per eccellenza di Federer, il dritto, ha avuto meno incisività se lo si valuta in termini di leva. I vincenti di dritto di Federer sono stati 26, in punti con LEV media del 5.1%. Raonic ha colpito 23 vincenti di dritto in punti con LEV media del 7.0%.

Da tutti questi numeri, sembra chiaro che Federer abbia mostrato la sua grandezza in punti che non contavano così tanto.

Il quadro d’insieme

L’analisi di qualche numero riferito a una sola partita non ha molta validità in più rispetto all’affermare che un giocatore ha perso perché non ha vinto i punti più importanti. Anche se i numeri sono sempre utili a dimostrare un teoria, hanno comunque poco peso se non si arricchisce il contesto da cui vengono estrapolati.

Per una maggiore comprensione della prestazione di un giocatore in questa (o in qualsiasi) partita con le statistiche sulla leva, ci sono molte altre domande a cui si dovrebbe poter dare risposta. Ad esempio, il gioco di Federer nei punti a leva alta è caratteristico delle sue partite? Raonic fa doppio fallo più frequentemente sui punti meno importanti? I punti a leva più alta comportano mediamente maggiori risposte messe in campo? Quanto il concetto di leva può spiegare il risultato finale di una partita a punteggio molto ravvicinato? 

Credo che queste domande (e le mille altre che possono venire in mente) siano evidente indicazione di un filone di studi ancora da esplorare. I numeri di cabotaggio inferiore, come la leva media dei punti che si chiudono con un errore non forzato, sembrano riservare maggiori potenzialità. Ad esempio, potrebbe essere che Federer, sui punti a leva più alta, sia meno tentato di ricercare un vincente di dritto.   

Anche se è riduttivo ricavare conclusioni da campioni poco numerosi, queste statistiche permettono di isolare il comportamento dei giocatori nei momenti cruciali. A differenza di alcune delle semplici statistiche su cui gli appassionati di tennis devono fare affidamento, i numeri relativi alla leva possono sostanzialmente migliorare la comprensione delle dinamiche di gioco di ciascun giocatore del circuito, anche durante lo svolgimento della partita. ◼︎

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