Il più grande archivio italiano di analisi statistiche sul tennis professionistico. Parte di Tennis Abstract

Probabilmente il più grande archivio italiano di analisi statistiche sul tennis professionistico. Parte di Tennis Abstract

Quando è arrabbiato, probabilmente è meglio non giocarci

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Pubblicato il 21 aprile 2021 su HiddenGameOfTennis – Traduzione di Edoardo Salvati

// Pochi giorni fa, Novak Djokovic ha perso contro Daniel Evans nel secondo turno del Montecarlo Masters, senza vincere un set. Evans era il numero 33 della classifica in quel momento e, ancora più significativo, con una notoria avversione per la terra battuta. Nella conferenza stampa, Djokovic ha detto che è stata probabilmente una delle peggiori partite di cui ha memoria negli ultimi anni. Evans fa notizia per la sua inettitudine al gioco su terra, ma nel valutare Djokovic (come Rafael Nadal o Roger Federer), qualsiasi sconfitta contro giocatori fuori dai primi 20 sembra inaccettabile, e ci si aspetta che ne escano ancora più forti.

Pochissime sconfitte senza vincere set nelle partite al meglio dei tre

Ero curioso di vedere quante volte Djokovic avesse perso in una partita al meglio dei tre set senza vincere nemmeno un set contro un giocatore fuori dai primi 20, da quando si è stabilmente posizionato tra i primi 100 all’incirca nel 2006. Sono solo di 18! A volte ci si abitua alla grandezza di un giocatore come Djokovic che serve un numero così ridotto per mostrare quanto è effettivamente dominante. Segue una lista di aneddoti sorprendenti su quelle 18 sconfitte (ho escluso un ritiro in una partita in cui stava vincendo facilmente, prima di abbandonare):

  • più di un terzo sono del 2006, in cui non era nemmeno tra i primi 20
  • metà sono prima del 2008
  • dall’inizio del 2011 ad agosto 2016, non c’e stata neanche una sconfitta di quel tipo
  • in tre sconfitte, ha perso per 6-7 6-7, quindi il numero poteva essere quasi 15
  • in uno di questi doppi tiebreak, il suo indice indice di dominio (Dominance Ratio o DR, il rapporto tra la percentuale di punti vinti alla risposta e la percentuale di punti persi al servizio) è stato di 1.20 e, storicamente, un giocatore con un DR di almeno 1.20 vince il 98.5% delle partite. Si può pensare che l’avversario fosse una macchina da servizi e così infatti è stato in Ivo Karlovic
  • metà delle sconfitte sono arrivate nella prima o nell’ultima parte della stagione.

E poi?

Ho guardato al rendimento di Djokovic nella partita successiva a una di queste 18 “brutte” sconfitte. È un tipo da scaricare la frustrazione accumulata sull’avversario, che quasi sempre è più debole (di certo lo è ultimamente)? Non abbiamo a disposizione molti dati su cui lavorare. In primo luogo, sono poche brutte sconfitte, quindi sono poche anche le partite successive. In secondo luogo, non conosciamo l’esito della partita successiva a quella con Evans, perché Djokovic deve ancora giocare. Inoltre, tre brutte sconfitte sono di partite a fine stagione. Escludendo le Finali di stagione, la partita successiva non è stata prima dell’inizio del nuovo anno. Ci sono state di fatto quindi solo 13 partite “immediate”.

Vale anche la pena ricordare che due delle brutte sconfitte sono state una dopo l’altra, cioè significa che una delle 17 partite successive in realtà è stata una delle brutte sconfitte. Anzi, è stata la peggiore: contro Fabrice Santoro (soprannominato il Mago), Djokovic ha ottenuto un DR solo di 0.47 (è il suo secondo valore DR più basso di sempre. Il più basso in assoluto è stato al primo turno degli Australian Open 2005 contro Marat Safin. Djokovic era il numero 188 del mondo, Safin il numero 4, e ha vinto solo tre game in tre set. Safin ha poi vinto quello Slam).

Vittorie e sconfitte

A seguito delle brutte sconfitte, Djokovic ha vinto 15 delle 17 partite successive, e 11 su 13 di quelle immediate. Sono entrambe percentuali alte, ma non dimentichiamo che si tratta sempre di partite di primo turno, o la prima partita dopo il bye. Una percentuale di vittoria molto alta non deve quindi sorprendere. La classifica mediana degli avversari nelle 17 partite successive è di poco inferiore alla classifica mediana degli avversari in carriera se la si limita a quelli fuori dai primi 20, come è stato per ognuna delle 17 partite successive. Eppure, la percentuale di vittoria in quelle 17 partite successive, per quanto notevole, è più bassa di quella in carriera contro un insieme equiparabile (o leggermente migliore) di avversari. In parte è dovuto alla piccola dimensione del campione, in parte potrebbe essere perché la maggioranza delle 17 partite successive si sono giocate nelle fasi iniziali di carriera, mentre la percentuale media di vittoria in carriera contro giocatori fuori dai primi 20 comprende anche tutti gli anni al vertice del tennis mondiale.

Controllo qualità

Come detto, sapere che Djokovic vince la quasi totalità delle partite che seguono brutte sconfitte non è una sorpresa. Ma quanto gioca bene? Se lo si misura con numero di game vinti e persi, la percentuale di game vinti nelle partite successive è più alta di quella storica contro giocatori fuori dai primi 20, e il record nelle partite immediate è grossomodo identico ai numeri in carriera. La differenza tra le partite successive e le partite immediate è in parte dovuta al fatto che la sconfitta clamorosa contro Santoro ha un effetto maggiore su 13 partite rispetto a 17, e in parte al fatto che Djokovic ha un folle rapporto game vinti/persi nelle quattro partite non immediate. Dopo due mesi all’avvio della stagione successiva, forse era ancora arrabbiato per quelle sconfitte.

C’è una minima differenza tra la frequenza di game vinti/persi complessivamente e quelli in carriera, ma non abbastanza da farci emozionare. Per curiosità, ho analizzato la percentuale di game vinti/persi in carriera e nelle 17 partite successive, ma solo relativamente alle vittorie. La frequenza di game vinti/persi nelle partite successive (e in quelle immediate) è nettamente più alta di quella in carriera, per le vittorie, di circa il 5%. Le dimensioni dei campioni costituiti dai game sono sufficientemente ampie da assumere rilevanza statistica (335 game nelle vittorie in partite successive), anche se gli avversari sono pochi. Ribadisco, gli avversari sono leggermente più deboli nelle partite successive che in carriera, in termini di classifica mediana. Può essere dunque che l’aumento della frequenza di game vinti/persi sia controbilanciato dalla differenza nella qualità degli avversari. C’è ulteriore indicazione che quando Djokovic gioca bene nelle partite successive — cioè quasi sempre — fa decisamente meglio di quanto i numeri in carriera lascerebbero pensare. Anche qui però il motivo potrebbe in parte risiedere nella qualità degli avversari. Per verificare questo aspetto, ho proceduto cancellando dal campione delle partite in carriera quelle con avversari ai margini delle posizioni di vertice, quindi giocatori al numero 21, 22 e così via, fino ad arrivare a una mediana e media paragonabili a quelle degli avversari nelle partite successive. Pur escludendo giocatori dal numero 21 al 35, la differenza nelle frequenze di game vinti/persi è rimasta stabile.

Predominio

I game vinti sono un buon indicatore, ma le stranezze del sistema di punteggio del tennis fanno del DR uno strumento più adatto a valutare la qualità della prestazione di Djokovic. Come riferimento, il suo DR nelle partite contro giocatori fuori dai primi 20 dal 2006 a oggi, escludendo le partite successive, è in media di 1.61, mentre il DR mediano è di 1.47, entrambi naturalmente altissimi. Sono superati considerevolmente però sia nelle 17 partite successive che nelle 13 immediate. Nelle partite successive, il DR è in media di 1.89, mentre nelle partite immediate di 1.79. Le mediane sono rispettivamente di 1.61 e 1.53. Sulle medie relative alla partite successive incide pesantemente in modo negativo il DR di 0.42 nella partita contro Santoro. Rimossa quell’anomalia, per il gruppo delle partite successive Djokovic arriva in media a un DR di 2.0. L’altra faccia della medaglia però è rappresentata da Paul Henri Mathieu, travolto per due volte da un treno in corsa in una partita successiva, a tre anni di distanza. In quel caso il DR di Djokovic ha raggiunto un incredibile 4.32 prima e 2.83 dopo, valori che fanno aumentare la media. Ed è questo ovviamente il problema di considerare solo 17 (o 13) occorrenze.

Il vantaggio associato al DR ha importanza o è in qualche modo diluito dalla differenza nella qualità degli avversari tra un campione di dati e l’altro? Applicando lo stesso metodo di cancellazione visto per i game vinti/persi, nella maggior parte dei casi il DR superiore nelle partite successive è rimasto tale, riducendo leggermente il divario. Il DR mediano in carriera è salito a 1.5, ma stranamente è scesa di un po’ la media in carriera.

Lo sapremo presto…

È evidente che non abbiamo dati per arrivare a una conclusione definitiva. Mettendo però insieme il rendimento storico di Djokovic nelle partite successive, la frustrazione dopo la sconfitta contro Evans e la passione per il perfezionismo che contraddistingue i grandi campioni, non vorrei essere in Soonwoo Kwon, avversario di Djokovic nella prima partita del torneo di casa a Belgrado. Vedremo, magari il Mago gli avrà sussurrato qualche segreto (Djokovic ha vinto facilmente con il punteggio di 6-1 6-3 e un DR di 2.16, n.d.t.). ◼︎

You (probably) Wouldn’t Like (to play) Him When He’s Angry

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