Il più grande archivio italiano di analisi statistiche sul tennis professionistico. Parte di Tennis Abstract

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I 128 del tennis — #127, Stan Wawrinka

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Pubblicato il 5 febbraio 2022 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati

A inizio anno, Jeff Sackmann si è imbarcato in un immenso progetto di elaborazione di una classifica dei 128 giocatori e giocatrici più forti di tutti i tempi, ponendosi l’obiettivo di terminare a dicembre 2022. Con una media di più di 2000 parole per singolo profilo, si tratta di una vera e propria enciclopedia di chi è chi nel tennis, dalla sua nascita a oggi. Per limiti di tempo e più evidenti limiti di talento, settesei.it propone una selezione delle figure maggiormente rappresentative per vicinanza d’epoca e notorietà, n.d.t.

Stan Wawrinka [SUI]
Data di nascita: 28 marzo 1985
Carriera: 2005-presente (17+ stagioni)
Gioco: destro (rovescio a una mano)
Massima classifica ATP: 3 (27 gennaio 2014)
Massima valutazione Elo: 2146
Slam in singolo: 3
Titoli ATP in singolo: 16

// In carriera, Stanislas Wawrinka ha giocato 871 partite sul circuito maggiore. Più di una volta su dieci ha dovuto affrontare Novak Djokovic, Roger Federer, Andy Murray o Rafael Nadal. In 13 delle 30 finali ATP che ha giocato, ha avuto come avversario uno dei Fantastici Quattro tra cui, naturalmente, nelle 4 finali Slam che ha disputato.

Nessun giocatore, al di fuori dei membri stessi del quartetto, ha giocato contro di loro negli Slam più di Wawrinka. Nessun altro si è sfidato almeno venti volte con ognuno dei quattro. Tomas Berdych ha più partite di chiunque contro i Fantastici Quattro, ma Wawrinka è appena dietro di una. Il numero più rilevante per l’eterno numero 2 svizzero riflette cosa sia effettivamente successo in quelle partite. Ha battuto i membri dei Fantastici Quattro 21 volte, più di qualsiasi altro. Richard Gasquet, Tommy Haas e Gilles Simon raggiungono insieme lo stesso numero di vittorie, avendo dovuto però conquistarle su ben 53 ulteriori partite.

Ancora ai margini

Al termine della stagione 2021, Wawrinka aveva 27 anni ed era il numero 17 del mondo, dietro ad altri coetanei come Berdych, Gasquet, Jo-Wilfried Tsonga, Nicolas Almagro e John Isner. In otto anni sul circuito aveva vinto tre titoli, esclusivamente 250, tra cui una vittoria per ritiro di Djokovic in finale. Era arrivato solo a due quarti di finale Slam in 31 tentativi. A quel punto, la maggior parte di noi aveva rinunciato al pensiero che Berdych, Tsonga o Gasquet — o qualsiasi altro — potessero finalmente abbattere il muro difensivo dei Fantastici Quattro e iniziare a vincere Slam. Wawrinka era comunque ai margini anche di quel gruppo, avendo perso 36 degli ultimi 39 incontri con i Fantastici Quattro, una sequenza che risaliva al 2007.

Qualsiasi cosa abbia fatto per affrontare la preparazione per la stagione 2013, ha funzionato. Subito al quarto turno degli Australian Open ha portato Djokovic sul 10-10 nel quinto set, dopo una battaglia di cinque ore. Non batterà Djokovic prima dell’anno successivo, sempre a Melbourne, e prima della fine del 2013 perderà altre otto volte su dieci contro in Fantastici Quattro. Vincerà però il 70% delle partite per la prima volta in carriera, con un altra battaglia al quinto set contro Djokovic agli US Open. Raggiungerà la sua prima finale in un Master, arrivando fino al numero 8 della classifica, saltando a piè pari sia Tsonga che Gasquet, e riducendo la distanza da Berdych.

Parte del merito va attribuito all’allenatore Magnus Norman, ex professionista finalista al Roland Garros che lo ha seguirlo da aprile 2013. Norman ha iniziato a collaborare dopo l’exploit di a Melbourne, ma è indubbio che l’ascesa di Wawrinka sia coincisa con l’arrivo di Norman. Già a novembre di quell’anno, Wawrinka riconosceva al suo nuovo allenatore l’apporto tattico e, ancora di più, gli strumenti necessari per applicare quelle tattiche nelle partite più difficili.

A gennaio 2014, i pianeti si sono allineati. Wawrinka batte Djokovic e poi Nadal per la vittoria del suo primo Slam in Australia. Si tratta del primo giocatore non dei Fantastici Quattro a vincere uno Slam da Juan Martin Del Potro nel 2009, e il primo a Melbourne da Marat Safin nel 2005. Alla fine del 2016, Wawrinka ha portato il totale degli Slam a tre, uguagliando Murray e inserendosi tra i soli venti giocatori dell’era Slam ad averne vinti così tanti.

Che cosa è cambiato?

Come è riuscito un giocatore che a metà carriera era preceduto in classifica da quattro suoi coetanei a diventare uno dei più forti dell’ultimo secolo?

Vorrei poter dire quel rovescio a una mano così sexy e pieno di potenza da far sembrare Gasquet un vecchio maestro che insegna ai principianti. Ma non è stato il rovescio o meglio, non un miglioramento vertiginoso sul rovescio. Di recente, l’allenatore e commentatore Patrick Mouratoglou ha definito il rovescio di Wawrinka il più potente del circuito, sottolineando che è stato sin da suoi anni juniores un colpo da temere.

Con il rafforzamento muscolare il rovescio è migliorato, ma non basta a spiegare un salto così fulmineo, seppur tardivo. La storia del tennis è disseminata di giocatori che non sono stati in grado di organizzare un gioco completo intorno a un colpo più incisivo, senza ottenere risultati di rilievo. Inoltre, se si intende costruire il proprio gioco facendo leva su un colpo eccezionale, la scelta non ricade certamente sul rovescio.

Wawrinka ha invece brutalmente migliorato l’efficienza al servizio. Guardiamo questa tabella di confronto anno per anno della percentuale di punti vinti al servizio (PVS).

IMMAGINE 1 – Percentuale di PVS di Wawrinka per stagione

Da un livello inferiore al 65% nel 2011 e 2012, Wawrinka ha toccato il 68% nel 2014. La media in carriera fino al 2012 era sotto il 64%, da li in avanti è salita quasi al 67%. Tre punti percentuali non danno idea di essere molti, in realtà è una differenza enorme. Qualsiasi giocatore con servizio incisivo si trova in un intervallo tra il 60 e il 70%, con l’eccezione occasionale di chi va appena sopra il 70% in presenza di un servizio bomba. Nel 2021, tre punti percentuali erano la differenza tra un servizio devastante come quello di Daniil Medvedev e uno più mediocre come quello di Pablo Carreno Busta.

Wawrinka ha fatto bene a tirare fuori quel servizio in quel momento, perché dopo la stagione 2013 il suo gioco alla risposta si è mosso all’opposto. Da un’abilità di fare break tra il 24 e 25% dal 2010 al 2013, la sua frequenza è scesa al 21% nel 2014 e 2015. Se si esclude un minimo rimbalzo nel 2016, non è mai risalito. In parte, l’inversione del gioco alla risposta è fuorviante, nel senso che grazie al miglioramento dei risultati, ha iniziato a dover giocare contro una combinazione più forte di avversari. Magari il rendimento alla risposta è rimasto simile, solo che si è misurato con una competizione più accesa. Se così è stato, l’aumento dell’efficacia al servizio, rispetto alla stesso insieme di avversari di vertice, è ancora più impressionante.

Servizio + 1

È chiara quindi la spinta nella trasformazione di Wawrinka da giocatore di margine a giocatore che alcuni hanno pensato di accostare ai Fantastici Quattro come quinto elemento. Perché però?
Nel 2014 Wawrinka ha siglato ace come mai gli era riuscito. Fino al 2013, la sua frequenza di punti diretti era di circa l’8%, il 10.7% nel 2014 ha rappresentato un grande balzo in avanti. Agli Australian Open 2014 ha fatto il 10% di ace contro Djokovic, rispetto al 7.5% dell’anno prima. La prima di servizio ha avuto un ruolo fondamentale nella finale contro Nadal, che non è riuscito a rispondere a quasi un servizio su cinque di Wawrinka.

Eppure anche il servizio in sé non offre un quadro completo. Dal 2014, la frequenza di ace di Wawrinka si è assestata sul 9%, solo un incremento modesto. Utilizzando i dati del Match Charting Project, vediamo l’andamento dei punti vinti sulla prima, pre 2013, nel 2013 e poi nelle stagioni di picco dal 2014 al 2016.

IMMAGINE 2 – Punti dalla prima di servizio nelle partite del Match Charting Project

Non sono né partite onnicomprensive né un campione puramente casuale, quindi la frequenza di ace non riflette i numeri citati in precedenza. Per qualche motivo, sono state scelte molte partite in di Wawrinka con tanti ace negli anni migliori, quindi la parte blu di ciascuna barra mostra un miglioramento sostanziale nella frequenza di ace. Quella arancione riflette le risposte che non sono finite in gioco, e la percentuale è rimasta la quasi la stessa in ogni fase. il riquadro grigio in cima mostra i punti vinti da Wawrinka con il terzo colpo dello scambio — cioè il suo secondo giro di racchetta — con un vincente diretto o costringendo l’avversario a un errore forzato. Quel numero è aumentato stabilmente, dall’11% del 2012, al 12.5% nel 2013, al 14% nel 2014-2016.

Il miglioramento nel colpo dopo il servizio è ancora più rimarchevole alla luce del fatto che, negli anni di picco, tornavano in campo meno risposte. Non si può servire e fare un colpo vincente in assenza di risposta dell’avversario! Se valutiamo il numero di volte in cui ha terminato il punto con il primo colpo dopo il servizio come percentuale delle opportunità totali, siamo al 16% dal 2005 al 2012, al 19% nel 2013, e al 23% nei tre anni di picco. Alla fine del 2013, Wawrinka è stato lapidario sul cambio di tattica: “Non aspetto che sia l’altro a sbagliare”. Contro l’abilità difensiva di Djokovic, Murray e Nadal, accomunati da una fastidiosa tendenza a non sbagliare, di fatto era la sua unica opzione.

E si è trattato ben più di un semplice rinnovo tattico. Un anno dopo essersi unito alla squadra, Norman ha ribadito: “Tecnicamente, è il dritto in cui ha fatto i passi avanti più concreti. Ora ha più margine nel superare la rete e si sente molto più a suo agio nel tirare forte. Stan ha sempre avuto un’incredibile qualità di colpo”. Il dritto è un elemento cruciale del gioco servizio e colpo vincente. Per un giocatore già dotato di un rovescio sublime, il dritto era l’arma con più potenziale su cui lavorare.

Un’altra direzione

Ancora una volta, questi aumenti in punti percentuali, dal 16% al 19%, dal 19% al 23%, possono sembrare quasi insignificanti, ma occorre ricordare che la distanza tra un giocatore dei primi 20 e uno dei primi 5 in grado di vincere uno Slam è in sé risicata. I numeri in questo caso suggeriscono che Wawrinka è diventato sempre più aggressivo con i primi due colpi nei turni al servizio esattamente nello stesso momento temporale in cui i suoi risultati sono passati da buoni a eccezionali.

Ha funzionato, e non si è più guardato indietro. Più di tutto, ha funzionato contro qualsiasi avversario. Rispetto a Berdych o David Ferrer, Wawrinka non ha mai eccelso durante l’anno nei tornei di seconda fascia, quindi la sua classifica ha richiesto che si desse da fare contro i più forti. Anche prima dell’esplosione, Wawrinka non era intimidito da quelli sulla carta migliori di lui. Aveva portato Murray al quinto set a Wimbledon 2009, per poi batterlo agli US Open 2010. Era riuscito a vincere almeno un set contro Djokovic in cinque diverse partite prima del 2012 e vinto più della metà dei punti in una partita del 2009 con due tiebreak.

All’alba del 2013, era ovvio e impossibile battere Djokovic o Murray al loro stesso gioco. Evitando anche di provarci, Wawrinka si è orientato fortemente nell’altra direzione. Dal 2007 fino ad aprile 2013, ha perso 38 partite su 41 contro i Fantastici Quattro. Dopo aver regolato Murray al Monte Carlo Masters nel 2013 con un secco 6-1 6-2, ha vinto 14 partite su 46, e altre 9 su 18 negli Slam.

Emergere dal gruppo anche solo per diventare il quarto o quinto miglior giocatore è già un evento di rara grandezza. Ottenere i risultati di Wawrinka a metà degli anni 2010, con le sue vittorie più importanti a ripetizione contro i colossi dello sport, lo separa dai quinti migliori prima di lui. il rovescio sexy è solo la ciliegina sulla torta. ◼︎

The Tennis 128: No. 127, Stan Wawrinka

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