Il più grande archivio italiano di analisi statistiche sul tennis professionistico. Parte di Tennis Abstract

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I 128 del tennis — #87, Juan Martin del Potro

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Pubblicato il 5 maggio 2022 su TennisAbstract – Traduzione di Edoardo Salvati

A inizio anno, Jeff Sackmann si è imbarcato in un immenso progetto di elaborazione di una classifica dei 128 giocatori e giocatrici più forti di tutti i tempi, ponendosi l’obiettivo di terminare a dicembre 2022. Con una media di più di 2000 parole per singolo profilo, si tratta di una vera e propria enciclopedia di chi è chi nel tennis, dalla sua nascita a oggi. Per limiti di tempo e più evidenti limiti di talento, settesei.it propone una selezione delle figure maggiormente rappresentative per vicinanza d’epoca e notorietà, n.d.t.

Juan Martin del Potro [ARG]
Data di nascita: 23 settembre 1988
Carriera: 2006-2019
Gioco: destro (rovescio a due mani)
Massima classifica ATP: 3 (13 agosto 2018)
Massima valutazione Elo: 2233 (terzo nel 2009)
Slam in singolo: 1
Titoli ATP in singolo: 22

// Da quando Roger Federer è diventato numero 1 della classifica il 2 febbraio 2004, il giocatore al primo posto dei computer ATP (Federer o chi altro) ha vinto 1165 partite perdendone 174, cioè una percentuale di vittoria dell’83%. Se si escludono le 100 e più partite che i Fantastici Quattro hanno giocato contro quando uno di loro era il numero 1, il giocatore al primo posto ha vinto più del 90% di 1200 partite. In questo intervallo di quasi due decenni, solo una dozzina di giocatori hanno battuto il numero 1 almeno quattro volte.

Giocatore                Partite   Vinte   % Vitt.  
Rafael Nadal             41        22      53.7%  
Novak Djokovic           31        14      45.2%  
Andy Murray              41        12      29.3%  
Juan Martin del Potro    24        10      41.7%  
Roger Federer            25         8      32.0%  
Dominic Thiem            13         5      38.5%  
Stan Wawrinka            26         5      19.2%  
Alexander Zverev         11         4      36.4%  
Nikolay Davydenko        19         4      21.1%  
Tomas Berdych            34         4      11.8%  
David Ferrer             26         4      15.4%  
Daniil Medvedev           8         4      50.0%

Al di fuori dei Fantastici Quattro, Juan Martin del Potro è l’unico in doppia cifra. Va detto che due di quelle vittorie sono arrivate per ritiro, da parte di Novak Djokovic in Coppa Davis nel 2011 e di Rafael Nadal agli US Open 2018 dopo aver perso due set. Anche non considerando quei due risultati, del Potro ha raccolto lo stesso numero di vittorie di Federer e ha una percentuale migliore di Andy Murray. E, naturalmente, non si tratta di vittorie facili: l’elenco comprende la finale degli US Open 2009, la prima sconfitta di Federer a New York in sei anni, e altre due finali, nel territorio nemico di Basilea e al Masters di Indian Wells 2018, dopo aver salvato anche una palla match. Non si può dimenticare un’altra storica vittoria a sorpresa, l’eliminazione al primo turno di Djokovic alle Olimpiadi di Rio 2016. Anche le sconfitte contro numeri 1 sono impressionanti. Ha costretto sia Djokovic che Nadal al quinto set a Wimbledon e quando li si è giocato il torneo olimpico nel 2012, ha tenuto testa a Federer per quattro ore e mezza. Il punteggio finale di 6-3 6-7(5) 17-19 in favore di Federer ha infranto diversi record e in definitiva portato a una modifica del regolamento in modo che le partite alle Olimpiadi non dureranno più così tanto.

Non serve aspettare a lungo in una telecronaca prima di sentire che, in giornata positiva, un giocatore può battere chiunque. Spesso, è quasi un desiderio vano che una partita a senso unico superi le aspettative e si riveli più carica di suspense. Con del Potro, questo poteva trasformarsi in realtà. Possedeva colpi, resistenza fisica e forza mentale per battere chiunque, e nei palcoscenici più importanti del tennis così ha fatto.

Dalle qualificazioni agli US Open…

Ho visto giocare del Potro per la prima volta nelle qualificazioni degli US Open 2006. Se trascorri sufficiente tempo come spettatore di Challenger o turni di qualificazione, ti capiterà di incrociare una futura mega stella prima che diventi tale. Così, nei successivi decenni, puoi fartene vanto con tutti. Se un appassionato che se la tira dicendo “l’ho visto quando…” può essere noioso, del Potro non lo è mai stato. A un mese dai diciotto anni, aveva un servizio ancora abbastanza morbido, che si affidava più all’effetto e agli angoli generati dalla sua altezza di 198 cm. Il comportamento in campo era laconico, quasi tendente al soporifero. Eppure, anche in quella fase, la facilità di colpire con potenza era già presente. Il giocatore che verrà soprannominato il gigante di Tandil — la sua città natale in Argentina — aveva molte frecce al suo arco, e il dritto era già devastante. L’avversario dell’ultimo turno di qualificazione era l’austriaco Daniel Koellerer, un colpitore incredibilmente discontinuo con un carattere da fare di John McEnroe il Mahatma Gandhi (Koellerer sarebbe poi stato squalificato dal tennis professionistico nel 2011 per partite truccate, con prove facili da ottenere visto che tutti sul circuito lo odiavano). “Dani il pazzo” dava del filo da torcere a del Potro, e lo aveva battuto in un Challenger dieci mesi prima. Si sarebbero affrontati di nuovo nel terzo turno degli US Open 2009. In questo caso però, del Potro si era semplicemente accomodato a osservare Kollerer implodere. Punteggio finale 6-3 6-2: era l’ultima partita di qualificazione a uno Slam giocata da del Potro.

Nel 2007, del Potro progredisce stabilmente fino a entrare tra i primi 50 del mondo e finire l’anno con la classifica migliore tra le nuove promesse. Ci sono alcuni risultati incoraggianti, come la vittoria al Madrid Masters contro Tommy Robredo, in quel momento tra i primi 10, e una sconfitta in cinque set in Australia contro Fernando Gonzalez. Fatica però a restare in forma, ritirandosi in cinque partite (tra cui quella contro Gonzalez) e dovendo aspettare fino a metà del 2008 per un recupero completo. Reagisce alla situazione cambiando allenatore e fisioterapista. Inizia a lavorare con Franco Davin, che lo rende più sicuro e convinto del suo gioco, e con cui rimane per sette anni. Dopo una sconfitta a Wimbledon al secondo turno contro Stan Wawrinka, del Potro si scatena e vince il suo primo torneo a Stoccarda, poi un altro e un altro ancora e ancora. In tutto, sono 23 partite di fila, quattro titoli e vittorie contro Richard Gasquet, Mardy Fish, Andy Roddick, Tommy HaasKei Nishikori. Serve un Andy Murray al massimo per fermarlo nei quarti degli US Open, dopo però una battaglia di quattro ore e 27 vincenti di del Potro contro uno dei migliori ribattitori del circuito. A seguito della sconfitta estiva a Los Angeles, Roddick elogia l’abilità di del Potro di tirare forte in qualsiasi direzione, “bene per lui, male per tutti noi”. Passa un altro mese e, poco più che ventenne, entra tra i primi 10.

Conclude il 2008 al numero 9, l’unico giocatore tra i primi venti che ha meno di ventuno anni. Di sedici mesi più giovane di Djokovic e Murray, è sempre più chiaro che se c’è qualcuno in grado di allentare la presa stritolante dei Fantastici Quattro, quello è il silenzioso gigante di Tandil. Per la maggior parte del 2009, del Potro consolida la sua posizione di alternativa ai primi quattro, arrivando ad aprile al numero 5 della classifica. Si accorge però di quanto sia difficile andare oltre. Perde contro Federer in Australia, contro Nadal al Masters di Indian Wells e contro Murray a quello di Miami. Djokovic lo batte agli Internazionali d’Italia e Federer vince ancora a Madrid e, dopo cinque set, al Roland Garros. In semifinale al Canada Masters del Potro sconfigge Nadal, ma in finale perde da Murray.

…alla vittoria del torneo

Agli US Open si prospetta la stessa storia. Federer aveva vinto cinque edizioni di fila e nessuno oltre a lui, Nadal e Djokovic aveva vinto uno Slam dagli Australian Open 2005. Da testa di serie numero 6, del Potro risale facilmente il tabellone, perdendo solo due set nei primi cinque turni. Si guadagna la semifinale con Nadal, in cui gioca la miglior partita della carriera, con 35 vincenti contro i 20 dell’avversario, chiudendo per 6-2 6-2 6-2. Quando ha modo di colpire di dritto, si aggiudica il punto il 59% delle volte, un risultato davvero notevole. In finale lo attende, naturalmente, Federer. Nei sei precedenti scontri diretti, prima del Roland Garros del Potro non aveva mai vinto un set. All’inizio dell’anno agli Australian Open, Federer gli aveva concesso solo tre game, 6-3 6-0 6-0. E quando dopo 45 minuti il numero 1 era avanti un set e un break, la contesa sembra ancora una volta conclusa. Non per del Potro, che la trasforma in una battaglia vera. Federer serve per il secondo set avanti 5-4. Sul 30-30, del Potro scarica un dritto lungolinea al suo secondo colpo dello scambio, ed è un vincente. Sulla palla break, Federer si presenta a rete, del Potro colpisce un passante di dritto lungolinea, ed è un altro vincete. Nel tiebreak, del Potro serve per il set, la risposta di Federer è un lunga e tagliata sul rovescio, ma non può nulla contro il dritto a uscire che del Potro tira girando intorno alla palla, l’ennesimo vincente. Con un dritto incandescente, nessuno — nemmeno il maestro svizzero — è in grado di replicare. Il terzo set si chiude a favore di Federer quando, verso la fine, il servizio abbandona temporaneamente del Potro. A differenza però di quasi tutti quelli che sono andati vicini a battere Federer in quegli anni, del Potro rientra a pieno in partita. Ottiene il break e si porta sul 2-0, poi Federer rimonta, si va al tiebreak, ma prevale ancora del Potro, che nel quarto set ha 11 vincenti contro 2 di Federer. Anche nel quinto, del Potro sale sul 2-0 con altri due dritti vincenti e non si guarda più indietro. Con Federer che sul 2-5 ha il punto per rimanere in partita, del Potro produce un altro dritto lungolinea vincente. Altri due punti e il dritto costringe Federer a un errore forzato, che sancisce la vittoria del gigante di Tandil. A soli vent’anni era nata una stella, e non sembravano esserci limiti.

Gli US Open 2009 non sono stati l’ultima impresa di del Potro, anzi, sono ben lontani dall’esserlo. Ho già detto delle grandi vittorie a sorpresa di li a qualche anno, e la scheda iniziale ricorda il numero 3 della classifica raggiunto nel 2018. Non avrebbe però più ritrovato lo stato di salute del 2009. Questo tweet riassume il resto della carriera:

Un infortunio al polso destro lo relega in panchina per quasi tutto il 2010 e, nonostante porti l’Argentina in finale di Coppa Davis 2011, gli serve la maggior parte della stagione per tornare in forma. Nel 2012 riprende a vincere regolarmente, ma deve fare di nuovo i conti con Federer, che vince le prime sei partite sulle otto che giocano, battendolo ai quarti di finale degli Australian Open e del Roland Garros, e nella semifinale maratona delle Olimpiadi. Però del Potro si prende la medaglia di bronzo contro Djokovic e la rivincita su Federer prima a Basilea con la vittoria del torneo e poi nel girone delle Finali di stagione. Sembrava quindi che ci fossero i presupposti per un altro assalto a uno Slam. Ma il 2013 è una nuova collezione di occasioni mancate: la finale persa a Indian Wells in tre set contro Nadal, una stagione sulla terra giocata solo in parte per via di un’infezione virale e una semifinale a Wimbledon persa in cinque set contro Djokovic. Vince contro ciascuno dei Fantastici Quattro — solo non al momento giusto per un altro Slam — e risale al numero 5. Poi è la volta del polso sinistro. Tra le Finali di stagione 2013 e le Olimpiadi di Rio 2016, del Potro riesce a giocare solo 35 partite.

La figura di del Potro ha sempre goduto di popolarità tra gli appassionati. Li elettrizzava con il gioco, per poi conquistarli con l’animo gentile. E suscitava tenerezza anche nei suoi colleghi. Alcuni tifosi di Federer sono convinti che il loro beniamino ci perdesse così spesso perché anche lui lo adorava. Gli abbracci a rete a fine partita di del Potro sono rimasti nella leggenda. Jason Gay ha scritto su The Wall Street Journal: “Se non era il tuo giocatore preferito, era il giocatore preferito del tuo giocatore preferito”. Ogni volta che rientrava sul circuito con successo, il suo carisma aumentava. Non era possibile che un giocatore si sottoponesse a così tanti interventi, riparasse entrambi i polsi e tornasse ad alti livelli. Eppure, sotto certi aspetti, le versione più recente e ricostruita di del Potro era anche meglio. L’infortunio al polso sinistro rendeva molto più complicato colpire il rovescio a due mani con la stessa potenza. Da un lato quindi ricorreva più spesso al rovescio tagliato, per quanto meno efficace, e, più importante ancora, aveva cambiato tattica per enfatizzare ulteriormente il mostruoso dritto. Contro Djokovic a Rio 2016, in soli due set con quel colpo mette a segno ben 32 vincenti. A poco più di metà percorso di un altro rientro sul circuito, e al 141esimo posto della classifica, con il suo gioco in formato ridotto batte Nadal in semifinale e perde in finale contro Murray solo dopo quattro set, conquistando l’argento.

La gloria della Coppa Davis per l’Argentina

Non era solo un tema di potenza di gioco nella versione 3.0 di del Porto, lo accompagnava un cuore grande quanto l’uomo. Da bambino, sognava di vincere uno Slam e la Coppa Davis. L’Argentina non c’era mai riuscita e senza un giocatore di punta dietro a del Potro, sembrava difficile interrompere la striscia di sconfitte. Si riunisce al gruppo per le semifinali del 2016 e un mese dopo la sconfitta alle Olimpiadi, batte Murray recuperando da uno svantaggio di due set a uno. A novembre, aiuta la squadra ad arrivare fino in fondo. Sconfigge Ivo Karlovic nella seconda sfida, ma perde il doppio e la Croazia va avanti 2-1. Con la Coppa in sospeso, di nuovo rimonta da due set a uno, stavolta contro Marin Cilic. È poi Federico Delbonis a trionfare per l’Argentina battendo Karlovic in tre set. A quel punto della carriera, del Potro si era trovato sotto per due set a uno 20 volte, perdendo 16 di quelle partite. Le altre quattro: la finale degli US Open 2009, un secondo turno degli Australian Open 2012 vinto contro James Blake e quelle due vittorie chiave nella Coppa Davis 2016.

A febbraio 2020 a Buenos Aires, del Potro si rigetta nella mischia un’ultima volta. Tutto il mondo del tennis si sintonizza per qualche altra magia del vecchio del Potro, ma perde facilmente 1-6 3-6 contro Delbonis. Erano passati 965 giorni dall’ultima partita sul circuito, è comprensibile quindi che serva del tempo per recuperare. Si iscrive a un secondo torneo a Rio de Janeiro, ma poi si ritira. Questa volta si tratta di un vero e proprio addio. Parlando delle carriere ostacolate dagli infortuni, ci si concentra sui “cosa se?”. Se è seducente fare ipotesi sui risultati che avrebbe potuto ottenere, per del Porto questo esercizio esula dal punto della questione, perché è una leggenda vivente per i tifosi e una fonte di ispirazione per gli altri giocatori. Nel poco tempo concesso sul campo, del Potro ha regalato molto più che una carriera di momenti memorabili, eccitanti vittorie contro pronostico e, semplicemente, un tennis da capogiro. ◼︎

The Tennis 128: No. 87, Juan Martin del Potro

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